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Aggiornato: 29 giugno 2025
Io contemplavo con tristezza le ultime faville che salivano al cielo, pensando che, spenta la fiamma, manca la luce e il calore e non resta che fumo, cenere e carboni. Dentro di me sentivo il vuoto, di fuori vedevo buio, la vita mi sembrava un viaggio notturno in globo areostatico, sotto un velo di nuvole che copriva le stelle. Con tali disposizioni entravo nella stagione d'inverno.
Tutti conoscono le abitudini della vita di villaggio; non mi tratterrò a discorrere di quelle speciali della mia famiglia. Noi ci radunavamo tutte le sere d'inverno in una vasta sala a pian terreno, e ci sedevamo in circolo intorno ad uno di quegli ampii camini a cappa sì antichi e sì comodi, che il gusto moderno ha abolito, sostituendovi le piccole stufe a carbone.
E se ella piangeva, se si disperava, se gridava ch'era la fine, egli si rivoltava: «Sono sazio di queste tue commedie!» Era sazio infatti: sazio di lei e del suo tenace amore. Sentiva la catena pesare, e voleva liberarsi. Ed ella lo aveva liberato. Se n'era tornata a casa più morta che viva, un mattino d'inverno.
Era la cameretta delle zie, e anche Pietro sedette alla finestra come le due vecchierelle, guardando nell'orto, guardando il "Gigantesso".... Dio.... Dio.... come era infelice! Quanto si sentiva infelice!... Ma sarebbe stato sempre, sempre infelice così? A Crodarossa cominciava l'inverno.... era il primo giorno d'inverno, l'inverno lungo e bigio della montagna.
Quivi, dopo aver fatto sedere gli ospiti, ed essersi lui pure seduto, il militare ruppe il silenzio dicendo: "Beviamo un bicchiere d'Orvieto, compagni, che val più d'una benedizione del Santo Padre, in questa notte d'inverno", e presentava così dicendo un calice del benefico liquore ai due amici. "L'han dunque condotto qui Manlio?" chiese Attilio appena libato il primo sorso.
Un giorno d'inverno io stava cacciando in un bosco del nostro distretto, quando, sulla strada che lo costeggia, si fecero udire dei gridi umani e degli urli di fiera. Presentendo qualche disgrazia, io corro sul luogo e vedo uno spettacolo terribile e meraviglioso insieme. Un cavallo ed il suo cavaliere erano assaliti da un lupo smisurato e rabbioso per fame.
Il Guercio era un coso smilzo smilzo, che parea fatto a posta per uscir da ogni fesso, a guisa delle lucertole. Aveva la faccia scura e di poca apparenza, come un fico d'inverno, i capegli neri, ruvidi e corti, come le poche setole che gli ombreggiavano le labbra sottili. Il segreto della sua et
Io, appena arrivato lassù, avevo messo fuori un gran cartello: Farmacia uso Roma. Sai tu cosa vuol dire farmacia uso Roma? Io no. Probabilmente era uno sfogo di quel genio della réclame che mi si sviluppò in seguito. Una sera d'inverno, dopo l'avemaria, stavo al buio pensando al mio avvenire di marito infelice. Sentivo nella stanza di sopra, ogni tanto, il passo di Mariuccia. Ella bubbolava dal freddo, poverina! e doveva tenere sotto le sue adorabili sottane un vile scaldino di carbonella. Sai tu quali orrendi pensieri devono passare per la mente di una bella giovane costretta a bubbolare dal freddo in un paese come Montefalco? Io sentivo gi
Donna Teresa era inalterabile, agucchiando d'inverno e d'autunno, e in villa d'estate e di primavera; Pietro amava i suoi registri e vi spendeva attorno la vita, quando nevicava e quando v'era il sole di luglio.
D'inverno, i Trebeschi pranzavano appena chiuso il negozio: quella sera non c'era Giacomino, non c'era Maddalena: ma egli non volle dare alla famiglia nessuna spiegazione. Disse soltanto: La mamma è un poco incomodata e non aprì più bocca per un pezzo. Pareva come investito di una nuova e misteriosa autorit
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