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Questo fatto ho letto narrato nella Storia di Venezia del DARU, che riporta eziandio le affettuose, e forti suppliche di questa egregia moglie in pro del marito, caduto in disgrazia della Corte di Spagna.

Rispuose a la divina cantilena da tutte parti la beata corte, si` ch'ogne vista sen fe' piu` serena. <<O santo padre, che per me comporte l'esser qua giu`, lasciando il dolce loco nel qual tu siedi per etterna sorte, qual e` quell'angel che con tanto gioco guarda ne li occhi la nostra regina, innamorato si` che par di foco?>>.

Rinaldo smonta subito, e gli afferra l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia: ma quel, che non può far più troppa guerra, gli domanda mercé con umil faccia, e gli confessa, udendo il re e la corte, la fraude sua che l'ha condutto a morte. 90 Non finì il tutto, e in mezzo la parola e la voce e la vita l'abandona.

Il partito che aveva dominato alla corte di Costanzo non era quello dell’Arianesimo puro, ma, bensì, di un Arianesimo opportunista, il quale non ammetteva la consostanzialit

Ondechè la corte di Roma, conscia delle sue forze, agognò alla dominazione, or mettendo innanzi concessioni e diritti, or sotto specie di farsi scudo a libert

E quando quel possente imperatore mi credette in grado di prodigarmi favori, mi donò del priorato di Nostradonna di Lacedonia, e mandommi in Italia con commessa al duca Roberto Guiscardo d'investirmi l'annessovi feudo. I voleri del generoso principe, che ora è santo nella corte del cielo, furono compiuti.

Morto Giustiniano nel 565, succedutogli Giustino molto dammeno, questi richiamò Narsete; dicesi, perché non mandava danari in corte; onde sarebbe a dire la corte lontana peggiore che il governatore vicino, e richiamato questo per non aver saputo farsi abbastanza cattivo: sarebbe insueto ciò nemmeno.

Che profumo! disse languidamente a sua madre, recandosi alle nari il fazzoletto coll'orlo ricamato a colori vivaci. È venerdì! osservò umilmente la contessa. Il male era che la cucina in quel quartierino ristretto si trovava a due passi dalla sala. E in corte, nello scuderie vuote, profanate, la sega andava in su o in giù stridendo allegramente.

Manca il boy, con il suo giubbetto rosso ed il cestello di vimini per raccogliere le biglie; manca e non fa difetto, poichè, per fortuna, siamo rimasti soli, voi, Pompon ed io. Pompon, mi sono accorto, non ama i gentlemen che fanno la corte alla sua padrona; è un custode assai dignitoso del vostro malagevole onore.

Con tutto ciò, è naturale, in quel vivaio di adoratori, Giacomo di Vharè fu il primo e il solo che arrivò a farsi notare dalla duchessina. Lalla scherzava sempre, era con tutti amabile e civettuola; ma, sicura del fatto suo, non ci pensava più che tanto a quelle farfalle che si bruciavano le ali attorno alla sua fiamma, o se ne occupava appena per contarle. Col marchese, invece, la cosa era ben diversa; con lui diventava seria, non era più motteggiatrice, chiacchierina, ma lo ascoltava attenta coi grandi occhi fissi. Il marchese di Vharè, a poco a poco, si abituava a quella bambina, cominciava a trovarsi bene con lei, ad accorgersi ch'ella avea molta intelligenza e molto spirito, e la stuzzicava a proposito del suo sentimentalismo di fanciulla bionda, e del suo clericalismo di duchessina legittimista, godendosi a sentirla ragionare così composta, così aggraziata, con la voce dolce, d'argento che accarezzava l'orecchio come una musica. A farle la corte non si provava nemmeno: gli pareva impossibile di poter riuscire interessante lui, non più giovane, a quel fiorellino pallido e delicato, che sbocciava allor allora, fragrante di soavit