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Guiberto olim Priore di Lacedonia, nunc Episcopus Ravennatis ». A questa lettura Ildebrando rimane come stordito. Per un pezzo guarda il suolo fitto fitto e convulso calca sul tavolo le polpastrella delle dita, poi tutto ad un tratto lo percuote del pugno, si leva in piedi e grida: Sire Cristo! gitterò le tue chiavi nel Tevere se non mi lasci punire questi ribaldi che si prendono giuoco di me.

Io giuro dunque, continua Alberada cadendo in ginocchio, giuro su questa sant'ostia che chiude il corpo di Nostro Signore, giuro di adoperarmi tutta per indurre la conciliazione tra voi ed il priore di Lacedonia, o di ritornare qui se la mia commissione, per qualsiasi evento, non riesca, o di non toccar cibo per trenta giorni, fuori della comunione, se vorr

Il priore di Lacedonia, avvegnachè la sua missione fosse compiuta, non tornò al campo: sia perchè fosse vago di assistere a quel saggio di vigoria ed al principe Gisulfo non dispiaceva che forte ed inteso guerriero dell'oste contraria vedesse un po' quali uomini essi avessero ad affrontare, e se non giungesse fino a paventarli li ammirasse sia perchè sotto il cappuccio di uno dei legati a Guiberto era sembrato di scorgere alcuni tratti che ad Alberada somigliavano.

Mai no, mai no, grida il principe con più veemenza degli altri, Roberto ripudiò Alberada perchè le era parente, perchè tra i parenti è peccato il matrimonio, perchè... perchè... Per gelosia, replica con fermezza il priore di Lacedonia intervenendo a sua volta nel colloquio, per gelosia puerile ed infame; dappoichè quella donna tanto oltraggio non meritava.

Si passa la mano sulla fronte, quasi volesse sgombrarla dalla pesantezza del sonno, e dimanda: Che debbo dunque fare di questo negozio? Leggete, leggete, ser abate, sclamano alcune voci dalla sala. Ed egli levandosi da sedere legge: « Guiberto, per volere di Dio e di Enrico III imperatore, priore nel monistero di Lacedonia e barone, ad Alessandro II antipapa, salute e pace se la desidera ».

Ed i cavalieri e gli ecclesiastici, schierati in due file, lo salutano profondamente. Indi i valletti tolgono le brocche ed i bacini d'argento dalle credenze e danno l'acqua alle mani. Dopo ciò, ciascuno si siede al suo posto. Ora, quale non fu la sorpresa di Baccelardo quando, al lume sfolgoreggiante degli odorati doppieri, in quel possente principe riconosce Guiberto, il priore di Nostradonna di Lacedonia? Stette per darsi a conoscere. E forse l'avrebbe fatto, se non si fosse avveduto che Guiberto, sedendogli di fronte, aveva dovuto gi

Il vescovo di Bovino, che era rimasto immobile ad udire, atteggiò il volto a lieve sorriso di scherno verso i due che tanto brutalmente l'insultavano, poi disse: Sia fatto il vostro volere, principe di Salerno. Noi recheremo le parole vostre, così scortesi che ce le avete volute dire; ed innanzi a questa nobile assemblea di baroni, prendendo a testimoni Cristo, la Madonna di Lacedonia ed il barone san Tomaso di Bovino, facciamo sacramento, che, a contare da oggi a sei mesi, vi avremo dimandato conto dell'oltraggio, sotto la vostra medesima citt

Col vostro beneplacito, principe « s'interpone Gisulfo » arrestatevi: non profferite giuramento che forse un giorno vorreste non aver fatto. Io non difendo il duca Roberto perchè mi viene cognato, il priore di Lacedonia perchè mi è amico. Ma le nostre leggi ordinano di non condannare alcuno, che prima non fosse stato citato e giudicato. Io quindi mi appello a voi, santo padre, di aprire un placito, dove le accuse contro costoro fossero più formalmente profferte e da loro pari discusse. Poi, se la sentenza che profferiranno li condanner

Alberada si stringe nelle spalle, volge la testa verso il cielo che le mandava un raggio di sole dall'abbaino, e non risponde. Ildebrando continua. Per rimandarti libera al priore di Lacedonia come messaggiera di pace. Mio Dio! L'ami tu dunque colui? È mio marito, checchè voi ne pensiate in contrario. Taci, non dirlo, grida Ildebrando di voce convulsa digridando.

Voi pure mentite, priore di Lacedonia, al pari di quest'arcivescovo cotto come monna. Vi sfido a dimostrarmi che Alberada fu ripudiata per gelosia, ovvero a darmi ragione dell'insulto, qui, sul momento, con la spada o con la lancia, a piedi o a cavallo.