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Ella pensava, che donna Maria, occupata a prodigare parole gentili e sorrisi a' suoi nuovi parenti, a riceverne le congratulazioni, gli omaggi, non avesse notato il suo breve colloquio col principe. D'altronde, diceva tra , non è poi strano ch'egli mi abbia rivolto la parola...

Dopo ciò fu un udire come sopraffatto le loro congratulazioni, quelle de’ giovani Vergiolesi e degli altri amici: a’ quali tutti rispose con ugual cortesia. Assente da qualche anno, ben è da credere con qual contento fosse tornato fra care persone, e si trovasse poi dinanzi a colei che era in cima de’ suoi pensieri.

Egli ricambiava macchinalmente i saluti, toccandosi la tesa del cappello, ma non si fermò con nessuno ed entrò difilato in stazione. Qui non potè sfuggire a una dozzina di colleghi che prendevano anch'essi il suo treno, e gli toccò subire congratulazioni, condoglianze, auguri, e rinunziare alla speranza di viaggiar solo. Ma forse era meglio così.

Maria, con fiero cipiglio, presentò al cugino le sue congratulazioni, perchè sposava una gran signora, degna di lui, si studiava di dissimulare la stizza che la mordeva, ma tradiva lo sforzo coll’ironia del linguaggio, e le troppo affettate dimostrazioni d’indifferenza.

Ricorrendo su quel giorno, alla Margherita tornavano in mente una stanza agiata, un onorevole letto e tante persone intente a prodigarle amorevoli cure, compatimento, congratulazioni: ed un marito contento, e le speranze che carolano intorno alla cuna d'un neonato.

Benchè si fosse ancora in piena Maremma, l'onorevole abbassò i vetri del suo finestrino, mise fuori la testa, guardò il cielo stellato, sentì, o credette sentire, la voce del mare, sentì il mormorio dei cipressi carezzati dal vento; indi richiuse di nuovo la finestra, e stette raccolto nel suo cantuccio cercando di rievocare il suo trionfo di ieri, le congratulazioni, gli applausi, rimuginando le parole dettegli quella sera stessa da San Giustino: Meritereste un portafoglio.

Le congratulazioni di San Giustino e di Zonnini non erano le meno calorose, quantunque il primo trovasse che il suo collaboratore aveva avuto torto a far un discorso da Presidente del consiglio, e il secondo, invidiosetto per sua natura, giudicasse in cuor suo l'eloquenza di Varedo un po' vuota ed enfatica. Magnifiche frasi, chi lo nega? Ma sotto il brillante involucro, che cosa c'è?

Non piú capelli lunghi, non piú la selvatica vegetazione della barba e dei baffi, viso limpido, bocca sorridente, un elegante monocolo che rende vezzoso l'occhio piú guercio: tutto un insieme conveniente e quasi attraente. Veste nuova per l'uomo rinnovato! Il pazzo che tu non sapesti guarire non c'è piú. Fammi le tue congratulazioni, e dichiara che come medico sei una bestia.

Fu una, giornata campale; per la sinistra, che riposò, come suol dirsi, sul campo di battaglia; per l'oratore, che di tanto in tanto aveva potuto dare una sbirciata alla tribuna diplomatica e veder la sua bella sconosciuta, che non perdeva una sillaba delle parole di lui. L'onorevole Ariberti aveva ricevuto le congratulazioni e le strette di mano di tutti i suoi amici politici.

Al loro arrivo trovarono la casa piena di parenti e di amici, e cominciarono le congratulazioni. Un telegramma di Prospero Anatolio spedito da Pegli al conte Eriprando, aveva gi