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Aggiornato: 3 giugno 2025


E Nancy pregò a lungo nella piccola chiesa bianca e nera in cima al colle. Scesero nella grotta, e fremettero al pensiero che i pesci-cani avrebbero potuto divorare Byron quando traversava a nuoto la baia. Veleggiarono per il golfo e mangiarono delle vongole ed altri malodorosi frutti di mare.

Spossato come sono, morrei calmo e, direbbero i miei parenti, sereno. Non spero nulla. È finito tutto per me! Non leggo più Byron Goethe Dante: disimparo il francese, l'inglese e il tedesco (oh mie notti invano spese!), e oblio tutto, e se mi faccio inscrivere alla Societ

E poichè siamo all'eloquenza politica diamo uno sguardo alla letteratura. Raffiguriamoci una sala di Accademia piena di confusione e di strepito. Una folla di poeti, di romanzieri e di scrittori d'ogni natura, aventi quasi tutti qualcosa di francese nel volto e nei modi, benchè studiosissimi tutti di non lasciarlo parere; leggono e declamano le opere loro, facendo gli uni a soverchiar la voce degli altri, a fine di farsi sentire dal popolo accalcato nelle tribune; il quale, dal canto suo, bada a legger le gazzette e a disputar di politica. A quando a quando una voce vibrata e armoniosa vince il tumulto; e allora cento voci, prorompono insieme in un canto della sala, gridando: È un carlista! e una salva di fischi tien dietro alle grida; oppure: È un repubblicano! e un'altra salva di fischi, da un'altra parte, soffoca la voce vibrata e armoniosa. Gli accademici si tirano dei giornali rappallottolati, si urlan l'un l'altro nell'orecchio: Ateo! Gesuita! Demagogo! Neo-cattolico! Banderuola! Traditore! A tender ben l'orecchio verso quei che leggono, si colgono strofe armoniose, periodi ben torniti, frasi potenti; il primo effetto è gradevole; son davvero poesie e prose piene di calore, di vita, di sprazzi di luce, di felici comparazioni tolte da tutto quello che splende e che suona nel cielo e sul mare e sulla terra; e ogni cosa vagamente lumeggiato di colori orientali e riccamente vestito di armonie italiane. Ma ahimè! non è che letteratura per gli occhi e per gli orecchi; non è che musica e pittura; raramente la musa, in mezzo a un nembo di fiori, lascia cadere la gemma d'un pensiero; e di codesta pioggia luminosa non rimane che un leggiero profumo nell'aria, e l'eco d'un lieve mormorio nell'orecchio. Intanto, s'odon nella strada grida di popolo, colpi di fucili e suon di tamburi; a ogni tratto, qualche artista diserta l'arringo, e va a sventolare una bandiera tra la folla; spariscono a due, a tre, a frotte, e vanno a ingrossare il drappello dei gazzettieri; lo strepito e la vicenda continua degli avvenimenti, distolgono i più tenaci dalle opere di lunga lena; invano qualche solitario nella folla grida: In nome del Cervantes, fermate! Alcune voci potenti si sollevano al di sopra di quel gridìo; ma son voci d'uomini raggruppati in disparte, molti dei quali in procinto di partire per un viaggio senza ritorno. È la voce dell'Hatzembuch, il principe del dramma; è la voce del Breton de los Herreros, il principe della commedia; è la voce dello Zorrilla, il principe della poesia; è un orientalista che si chiama Gayango, un archeologo che si chiama Guerra, un commediografo che si chiama Tamayo, un novelliere che si chiama Fernand Caballero, un critico che si chiama Amador de Los Rios, un romanziere che si chiama Fernandez y Gonzalez, e una schiera d'altri ingegni arditi e fecondi; in mezzo ai quali è ancora viva la memoria del gran poeta della rivoluzione, Quintana; del Byron della Spagna, Espronceda; d'un Nicasio Gallego, d'un Martinez della Rosa, d'un duca di Rivas. Ma il tumulto, il disordine e la discordia invadono ed avvolgono, come un torrente, ogni cosa. E per uscir di allegoria, la letteratura spagnuola si trova in quasi eguali condizioni della nostra: una schiera di illustri che declinano; ma che ebbero due grandi ispirazioni: o la religione o la patria, o entrambe; e che però lasciarono un'orma propria e durevole nel campo dell'arte; e una schiera di giovani che vengono innanzi a tentoni, domandando che cosa hanno da fare, piuttosto che facendo davvero; ondeggianti tra la fede e il dubbio, o aventi la fede senza il coraggio, o non avendola, indotti dall'uso a simularla; malsicuri anch' essi della propria lingua, e titubanti fra le Accademie che gridano: Purezza! e il popolo che grida: Verit

Ebbene, principessa, non più tardi che ieri, il Corsaire diceva che il principe di Lavandall segue alla pista suo fratello, in Siberia a quest'ora, in via per la Cina forse, prendendo sempre i cavalli che questi vien di lasciare all'ultima tappa. L'è desso terribile, ciò, dottore sclamò Maud sorridendo. L'è del Byron o del Poe.

Lalla, partì da Borghignano col cuore gonfio di dispetto e di amarezza. Sentiva gelosia contro il Vharè, trovava che con lei s'era condotto assai male, le pareva di essere stata ingannata e tradita; insomma era molto infelice, e prometteva a stessa che, per vendicarsi, non l'avrebbe riveduto mai più. Invece, lo rivide presto, prestissimo; lo rivide tal e quale, col suo volto pallido e beffardo e colla sua aria alla lord Byron. Questa volta, guardando il Vharè, la duchessina sentì battersi il cuore con violenza, e per amore e per puntiglio, per far dispetto alla Calandr

Tutto sommato, oggi ricco e domani povero, spensierato sempre, era un misto di gran signore e di sciamannato, di cavaliere e di avventuriero, come quel famoso Trelawnay, amico di lord Byron, a cui simili tipi davano tanto nel genio.

Goëthe, Viaggio in Italia. 2. Parte. E l'arduo Byron, il re dei poeti dell'anima, allo aspetto di Roma mandava fuori questi nobili concetti: «O Roma! O Patria mia! O citt

Perchè l'unica mia gioia è il desiderare la morte? Qui nel mio studio sono tormentato da tutti i miei ricordi, da tanti rimorsi, da troppa sfiducia. Perchè ricordo quei mesi in cui studiavo il tedesco e l'inglese? Sono qui ancora i miei libri, Goethe e Byron, e mi fanno la più grande tristezza. Disimparo le lingue per dimenticare le mie prime illusioni.

O Tintoretto, quanto mi costi! O Byron, o Goëthe, per leggervi ho speso un anno di fatiche e di illusioni e di delusioni! L'amico si ricorder

Che! vi sarebbero ancora dei poeti, dopo che non vi sono più delle Margherite di Scozia? Come! Vi sarebbero ancora degli Alain Chartier, che meritino di essere baciati sulla bocca dalle principesse... attempatelle? Io credo, Altezza, che qualunque uomo che dica ad una donna: Io t'amo! sia più poeta di messer Dante e di lord Byron, e meriti questa ricompensa.

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