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Aggiornato: 15 giugno 2025


Poichè ci amavamo non solo per noi, ma per lo stesso Gualfardo era necessaria una confessione, una risoluzione. «Quella sera aspettai Gualfardo in uno stato di eccitazione straordinaria. Volevo esser sola con lui. Ed invece il babbo s'era incastonato nel suo seggiolone come una perla in un anello.

Aspettai invano fino alle 16½, ed allora la prudenza più elementare mi costrinse a tornare indietro. Volendo però evitare il giro sul lato nord, mi avventurai sulle roccie che fiancheggiano la cascata, e vi errai lungo tempo poichè giungevo sempre sull'orlo di precipizii, finchè sul far della notte mi decisi a rimontare sulle rive del lago.

Buona sera, signora, disse con la sua voce sorda, un po' stanca. Buona sera, Stresa. Aspettai, un po' ansiosa, come se egli si fosse avvicinato per rivelarmi un grande mistero, per dirmi, finalmente, la unica verit

Topler, giunti che fummo a casa sua, mi fece entrare nel salotto del piano e mi lasciò solo. Aspettai quasi un quarto d'ora. Ogni tanto udivo la voce del vecchio in un'altra camera, ma non era possibile intendere le parole. Finalmente l'uscio si aperse. Primo comparve il mio amico; l'altro seguiva esitando. Il paralume della lucerna mi tolse di vederlo bene in faccia.

In punta di piedi mi spinsi fino al memore cancelletto che tante volte aveva cigolato al mio passaggio, e chiamai: Susanna! E stetti ad aspettare, col collo teso, la faccia supina, nel silenzio, in preda a un affanno mortale. Susanna! replicai, spaventato dalla mia stessa voce che tremava forte. Ed aspettai, senza respiro, senza un'oncia di sangue nelle vene.

Aspettai, accarezzando la piccola lettrice. L'altra piccina avea posata la sua bambola ed era venuta a porre il capo in grembo a miss Yves. Questa mi porse il foglio e si mise pure a baciare ed accarezzare la testolina bionda. Lessi stando in piedi presso al tavolino.

=Elvira= tua. In margine a questa lettera, scritto a matita, c'era un conticino da trattoria. ..... eternamente tua. Hai ricevuto la fotografia? Aspettai inutilmente un tuo bigliettino. Nel momento di mandartela non potei scrivervi altro che il nome, in fretta, fra una piega dell'abito; cercalo.

Però, tutte le sere, ringraziando il Signore della giornata trascorsa felicemente, io ripensavo alle cose accadute, a ciò che avevo fatto, che avevo detto, che avevo pensato; quanto a scrivere, non sapevo da che parte rifarmi, perchè tutti i giorni erano gli stessi; allora aspettai d'essere a casa: e così ho cominciato. Ora me ne pento perchè non so confidarmene al babbo.

Fu uno dei più bei divertimenti ch'io abbia avuti nel viaggio. Aspettai che tutti fossero entrati nelle tende; mi ravvolsi in una cappa bianca del comandante ed uscii in cerca d'avventure. Il cielo era tutto stellato; le lanterne, fuor che quella appesa in cima all'asta della bandiera, erano spente; in tutto l'accampamento regnava un silenzio profondo.

Che potevo fare per quietarlo? Aspettai. Ma quel vagito continuo in quella grande stanza solitaria, quel lagno inarticolato della vittima ignara mi straziava così atrocemente che non potendo più resistere m'alzai per sottrarmi in qualche modo alla tortura. Uscii nell'andito, socchiusi la porta dietro di me; rimasi l

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fuligginosa

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