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Aggiornato: 21 luglio 2025


Era un gaio spettacolo, segnatamente dopo l'ora del teatro, quando si fosse fatto il naso a quella mescolanza di odori grossolani e gli orecchi a quel cicaleccio svariato e confuso, nel quale tratto tratto soverchiava una brutta parolaccia, che faceva arrossire sulla sua sedia curule, e in mezzo a' suoi trofei di mandorle e fichi secchi, la pudibonda padrona.

Ma i miei occhi si scontrarono con quelli di Fulvia che, attonita del mio silenzio, mi interrogava collo sguardo. Quegli occhi erano pieni di lagrime, ed il suo volto era arrossito come non può arrossire che una donna onesta.

Prima che il Vharè se ne andasse, prima di mandarlo via ebbe un altro trasporto di tenerezza e di abbandono: Vedi, Nino, gli diceva, se tu lascerai che io ti ami sempre così, senza voler urtare contro certe mie idee, allora ti vorrò ancora più bene, e te ne sarò riconoscente con tutta l'anima!... Di', Nino, non siamo più tranquilli, più contenti, più felici?... Il poter pensare l'uno all'altro senza arrossire, è pure una gran consolazione, sai?

La riconoscenza e l’ammirazione che sentiva per Maria gli fecero dimenticare quel linguaggio e quegli atti, che talvolta la rendevano volgare, e lo facevano arrossire davanti la gente. Allora non vedeva più che quella costante devozione per la famiglia, che ne riassumeva i sacrifizii, quella vita utile, quel cuore semplice e onesto, e deplorava altamente di non avere saputo apprezzarla in tempo, ed esclamava sospirando:

Un'ultima parola, e ve ne prego vogliatemela perdonare. Vi è in tutto codesto qualche cosa di cui avremmo ad arrossire? Una macchia ad una stella.... Bambina si coprì il viso colle mani ed interruppe il principe con un singhiozzo. Io non sono una spia, gridò essa. È un sacrifizio di morte che io perpetro e non un'azione infame. Ma al postutto, io non ne so nulla.

Dimenticai ch'eravamo in istrada, le presi una mano, gliela strinsi. Un subito rossore le divampò in viso; ritirò la mano. Le chiesi scusa, ciò che la fece arrossire ancor più. È un'idea mia disse quello che faccio, Nessuno dovr

Egli non mostrò curarsi molto delle altre signore che lo festeggiavano e andò diritto a stringere la mano di miss Yves. Violet era accesa in viso; i suoi dolci occhi non potean dirsi scintillanti, ma pur lucevano d'inusata luce. Il dott. Topler le sedette accanto e una bionda giovinetta della compagnia esclamò, battendo le mani, con una vocina brillante di riso: Oh prego, prego, bitte, bitte, guardate Violet! Vidi miss Yves arrossire ancor più e fare un atto d'impazienza, di rimprovero; udii il Topler prendersi beatamente, scherzando, tutto il merito di quei rossori, Violet disse certo alla sua giovane amica una parola acerba che non intesi, perchè la biondina fece un visetto mortificato e tutti tacquero. Io continuavo a camminare con un tal bollimento interno! Il dott. Topler alzò gli occhi, mi riconobbe e venne a me salutandomi in latino a braccia distese, come un vecchio amico. Diedi un'occhiata a Violet; ci fissava, pallida per la sorpresa. Gli altri pure ci guardavano curiosamente. Topler mi domandò se andassi a Monaco. Risposi ben chiaro e forte che non andavo a Monaco ma ad Eichstätt. Esclamazioni del signor Topler, Allora viaggiamo insieme! diss'egli. Misere cupis abire! Dobbiamo viaggiare insieme! E mi raccontò che andava ad Eichstätt anche lui con altri amici. Poi mi voltò le spalle e corse tentennando sulla sua mazza e il suo ombrello a edificar gli amici sul conto mio. Il giorno prima non avevo mancato di sfoggiar quanto latino e quanta letteratura tedesca avevo in testa e m'ero fatto di lui un ammiratore; adesso intesi da' suoi gesti che stava raccontando a miss Yves grandi cose di me. Miss Yves avea fatto un viso gelido, pareva ascoltarlo appena. Al momento della partenza l'altro signore le offerse il braccio, le tre dame o damigelle si avviarono insieme e Topler volle venire con me. Mi disse che dovevo assolutamente stare con lui, che aveva tante cose a domandarmi sull'Italia dove intendeva recarsi, per la terza volta, fra poco. Insomma mi trovai, senza la menoma indiscrezione da parte mia, in una stessa carrozza con miss Yves che era turbata quanto me, non volgeva mai il viso dalla mia parte. Pigliammo posto il più lontano possibile l'uno dall'altro. Le due amiche si guardavano sorridendo e poi guardavano me, come scusandosi per gli eccentrici modi del loro Schwabe. Mi dicevano con gli occhi: che ne penser

Cotesto è forse pel loro meglio; imperocchè, fatti più dimestici con le antiche storie e con le forti schiatte vissute prima di loro, avrebbero troppa ragione di arrossire.

Talarico staccò con tale malagrazia l'ufficiale prigioniero che lo mandò gambe all'aria a molti passi di distanza. Alcuni minuti vi vollero all'ufficiale straniero per riaversi dalla sorpresa e dalla caduta. Ritornato in , alla fine, egli cominciò a scatenarsi, con un repertorio d'improperii da far arrossire anche i soldati del Papa.

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