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Aggiornato: 14 luglio 2025
Il signor Omobono balzò di subito in piedi; al Rosso morì in gola il discorso, e tutti e due volsero il capo a quella parte, onde lo strepito s'era udito. Don Aquilino, che nulla intese, ma vide l'improvviso sgomento de' due compagni, non sapendo più che pensare, tanto aveva la mente intronata e confusa, crede quasi d'esser caduto in un agguato, imaginò che la minaccia di cui parlavan coloro fosse gi
Il vero capo sarebbe Farini, se fosse assiduo alle sedute come avvenne per un momento dopo la morte di Cavour. Farini non ha più l'itterizia: ma egli l'avrebbe data, se avesse continuato, a quel povero Minghetti, in faccia del quale si era assiso e lo covava con occhi beffardi e sarcastici. Collocato tra Farini per davanti e Ratazzi sul capo, Minghetti ne intisichiva a vista. Io non ho bisogno di delineare il profilo di Farini. Da quattro anni non si parla che di lui. Testa forte e profondamente accentuata, tratti vigorosi, naso aquilino, spirito ambizioso e soffice, scrittore elegante e collerico contro coloro che non dividono le sue idee, vanitoso ed epicureo, trincia da principe con agiatezza, ma parla all'occorrenza da tribuno. Farini ha pubblicato delle Storie d'Italia che ebbero successo meritato avvegnacchè parzialissime. Fu ministro. Ma troppo inquieto ed impaziente, ebbe velleit
Così si mise dentro anche il Rosso, col sordo sghignare di chi volge tutto in baja: nè altro disse; ma, abbrancando la terza bottiglia, ne spiccò di botto il collo colla lama del coltello, e mescendo nel bicchier del prete e nel proprio: Viva il sciroppo di cantina, disse, che bacia e che morde! allegri! mandi a spasso gli scrupoli, don Aquilino.
Non basta; le dirò che a quella persona, lei mi può capire benissimo, han messo in capo che la cosa fosse preparata da un pezzo, che si sien messe fuori certe imposture, certe invenzioni maligne, e che, in una parola, lei pure, lei don Aquilino, avesse tenuto mano a que' tali che s'eran messi in puntiglio di farlo star lui.
Dopo altre poche e serie parole, la Stella che avrebbe voluto ancora baciare e ribaciar la mamma, fece forza a sè stessa, e s'accontentò di stenderle la mano; poi subito, pigliando ella stessa il suo fardelletto, disse alla dama ch'era pronta. Un servo, che di fuori aspettava, accorse a levarle di mano l'involto; e don Aquilino, fino allora mutolo testimonio, fattosi gran coraggio, credè bene di cucir insieme questo magro conforto: State di buon animo, figliuola! portate volentieri anche voi la vostra croce.... e poi, non andate gi
I capelli neri del babbo Tob si attorcigliavano sulle sue spalle come colubri. I suoi lineamenti, regolarissimi, rilevati da un naso aquilino delicato e da un paio di magnifici occhi neri, restavano ancora imponenti, malgrado l'estrema loro magrezza ed il loro colorito di oliva. Tob era alto, nervoso, spigliato. Però tutto codesto indovinavasi anzi che vedersi, non essendo facile a discernerlo.
Quanto al nostro personaggio, vediamo di abbozzarne in pochi segni l'asciutta figura. Appoggiate le mani scarne ma forti sul pomo della spada; accavalciate le gambe lunghe, che mettevano in mostra due stivaloni di cuoio cordovano e due calze divisate di bianco e d'azzurro; ritto il busto nel suo giubbone attillato di cuoio, donde uscivano le maniche di lana, divisate anch'esse dei due colori di casa Fiesca; ritta la testa che pareva tutta in fiamme pel colore della barba e dei capelli rosseggianti al sole; tirata un po' indietro sul cocuzzolo la berretta, anch'essa di cuoio, con larghe frappe di bianco e d'azzurro, sormontata da una gran penna lionata di pavone, il nostro personaggio aveva una bell'aria di vecchio soldato in licenza, felice d'un po' di riposo, ma pronto a gittar la berretta per calzar la barbuta. Non era bello, no davvero; aveva troppo scarno il viso lungo, e gli occhi grigi, quasi bianchi, sotto le ispide sopracciglia rossigne: il naso, poi, che incominciava colla buona intenzione di parere aquilino, finiva in una pallottola rossa, non conveniente di certo alla severit
Oh finiamola! venne allora in mezzo il Rosso, per tagliar netto a quelle pappolate: Badi un po' anche a me, don Aquilino. Dica, dica pure, signor Rosso. E pensava: A quest'altro adesso.
E stava per uscire, quando il Rosso gli si fece accosto, per soffiargli nell'orecchio queste agre parole, che furono per lui come una stilettata: Caro don Aquilino, non faccia il dispettoso; abbia giudizio! c'è un tal abate Pasquale che invidia il suo posto; è un bel boccone, e vale una prebenda.
Avvenente anzi che no della persona, quantunque piccolo di statura, i suoi grandi occhi scintillavano di luce vivissima; la sua fronte alta e calva si spianava dalla letizia; dal naso aquilino fiutava orgoglioso la pura aura di un'atmosfera, che tutta del suo nome e della sua potenza riempiva.
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