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Aggiornato: 1 giugno 2025
L'abate parlò alcuni minuti, facendo il suo esordio, insistendo sul mal vezzo delle calunnie, sulle accuse strampalate da cui erano spesso bersagliati gli artisti; alla fine soggiunse: Sai che cosa si dice di te? Che cosa? domandò Antonietta, i cui occhi cercavano il Gandi in fondo alla sala, e che ascoltava l'abate con molta noncuranza. Si dice... si dice... e l'abate non osava andare innanzi.
In quello stesso salotto, tre anni innanzi, si erano incontrati per la prima volta Roberto e Antonietta. Il Brinda era lì, con la sua veste da camera, con la sua papalina a rabeschi dorati, tra il tavolino e il cembalo, sorridente a qualche suo pensiero; bel vecchio, tale e quale lo ha conosciuto il lettore al principio di questo racconto.
Abbiamo passeggiato un poco... sentivo soffocarmi... non potevo dormire! rispose Antonietta, che non aveva mai detto una menzogna al suo amante, e alla quale il sotterfugio, il primo che adoperasse con lui, spiaceva talmente, che essa tremava e balbettava. Roberto aveva tanto rispetto, tanta fiducia, tanta passione per Antonietta, che non osò ripetere.
Il suicidio del Tittoli era collegato nel modo più strano dalla pubblica voce, sebbene inconsapevole, a qualche atto della vita passata di Antonietta. La sera stessa in cui il cadavere del Tittoli fu condotto al cimitero, Roberto prese in disparte Lina e le domandò molto concitato: E tuo fratello... l'assassino che mi ferì... è morto? La conversazione fra Roberto e Lina fu lunga.
Ho fatto un sogno stanotte... Mi è parso che avevo sentito laggiù... nella stanza dove c'è il cembalo... cantare una di quelle canzoni che tu stesso insegnavi ad Antonietta quando era bambina... mi suonava nell'orecchio proprio la sua voce... ho dato una spinta all'uscio... e... era lei... tutta vestita di bianco... Mi sono slanciata per abbracciarla, e gridarle: figliuola, figliuola!... ma allora mi sono svegliata.
Invece le indoli buone, altere, sdegnose di ogni bassezza, rifuggono dalla ipocrisia, dagli avvilimenti della menzogna: affrontano il pericolo a fronte alta, trovano il coraggio, la fede nel loro amore indomito e nella loro coscienza. Il colloquio fra l'abate e Antonietta durò poco.
E l'abate, ridendo, buttò la Gazzetta sul tappeto. Antonietta aveva avuto davvero a Venezia splendido incontro. E l'incontro più lieto le aveva sempre arriso dacchè calcava le scene.
Antonietta le raccontò tutta la sua storia, che il Brinda, seduto fra lei e Lina, ascoltò con profondo raccoglimento e con la più viva commozione. E il babbo... e la mamma? disse a un tratto Antonietta, prorompendo in singhiozzi. Stanno meglio, rispose il Brinda e credo che tu li potrai salvare! La ragazza dette un grido di gioia.
Il Brinda aveva tutt'altro che piacere di andare a quella festa, ma voleva distrarre Antonietta, voleva tentare, se fosse possibile, acquetare per poco in lei il tumulto de' tristissimi pensieri.
Antonietta non gli aveva naturalmente parlato mai della scena accaduta fra essa e il Tittoli nella osteria di campagna, allorchè egli si era ferito dinanzi a lei, e le aveva annunziato la sua risoluzione di morire. Ma la scena le tornava in mente tale e quale l'aveva veduta due anni prima, nel momento in cui stava inginocchiata accanto al cadavere di Carlo.
Parola Del Giorno
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