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Aggiornato: 1 giugno 2025
Un solo punto in essa lo rattristava ogni volta che il suo pensiero ricorreva a certi tempi; la passione che Carlo Tittoli aveva avuto per la sua amante; passione generosa, esaltata, che aveva ispirato a quell'uomo infelicissimo i più duri sacrifizii. Guarito della ferita, non pensava più al delitto di via della Luna; per lui e per Antonietta quel delitto aveva avuto un solo movente: il furto.
Non le piace? chiese Antonietta, con l'aria del maestro, che interroga uno scolaro. Non mi piace, no, se tu me ne d
Iersera ci ha licenziati, Antonietta la cuoca, Carlo il domestico, e me. Io sono rimasta per far la consegna della casa, e potrei rimanerci anche un mese, perchè il signor conte ha pagato fino a tutto il mese venturo. Carlo non ha mancato di far osservare al signor conte che poteva partire stamane alle undici, con un treno che è comodo.
Ell'era così felice, così felice di quel piccolo uomo arso dal sole, delle parole sue tanto calde, tanto franche! E aspettava. Quattro mesi fa Antonietta chiese in grazia alla zia che le facesse pigliare un po' d'aria. L'usignuolo s'annoiava in gabbia. E come la zia non poteva accompagnarla ella uscì sola a passeggiare. Se ne andò in villa. Lì, non si sa come, le si accostò un furiere di linea.
Dopo una mezz'ora un uomo portava al palazzetto un libro. Roberto lo mandava ad Antonietta perchè lo leggesse, si distraesse, immaginandosi che doveva gi
Si mise a camminare accanto a lei, a capo chino, molto sconfortato da quella risposta. Sentiva per la prima volta la diffidenza, il dubbio sorgere fra lui e Antonietta. Ma non stette molto che Antonietta posò una mano su un braccio di lui.
Quando arrivarono a Venezia il Gandi e Antonietta, circa tre anni dopo, il nome del Gandi tornò ad essere ripetuto, unito a quello della cantante famosa; si fece il più strano accozzo di circostanze e, con la rapidit
Lucertolo ripeteva la storia di quello che gli era capitato la notte della fuga di Antonietta dal Ghetto, dopo che nell'androne aveva esploso la pistola verso la stanza in cui si trovavano Antonietta, Carlo Tittoli e l'ebreo Isacco.
Grazie, mia buona Antonietta, grazie! E così dicendo, la signora Argellani aperse gli occhi del tutto, provandosi a guardare. La prima cosa che vide, fu lo stato suo, la persona discinta; e una fiamma pallida e lieve le serpeggiò sulle guancie.
Antonietta aveva preso una forte risoluzione: confessargli tutto, palesargli le sue relazioni col Tittoli, il motivo probabile che lo aveva indotto al suicidio, raccontargli tutte le confidenze, che aveva avuto da Lina sull'assassinio. Ho passato davvero una brutta nottata! riprese Antonietta con un tuono dolcissimo di voce. Se tu sapessi quanto ho sofferto!
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