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Nel Teatro l'eccitazione aumentava di istante in istante. La folla invadeva i corridoi. Tutti nei palchi restavano in piedi. Si scambiavano dialoghi ad alta voce da una parte all'altra del Teatro. Udito il colpo, poi le prime grida, la parola si ghiacciò sulle labbra di Antonietta; quindi essa cadde svenuta. Il contralto, impaurito, fuggì subito fra le quinte.

Ha indovinato il lettore che il giovane il quale si trovava dinanzi ad Antonietta era il pittore Roberto Gandi? Stamani è uscita la Gazzetta! interruppe Roberto, cavandosi di tasca un giornaletto, stampato su carta giallognola. C'è l'articolo del celebre abate Pildani sull'Anna Bolena. L'abate passava per un maestro, e quale maestro! nella critica musicale.

Poi ne aveva udito qualche volta parlare da Antonietta e da Lina, che ne avevano esaltato la devozione, le premure; ma nulla egli mai era venuto a sapere dell'odio concepito dal Tittoli contro di lui, della gelosia che gli aveva ispirato, della passione che esso aveva nutrito per Antonietta.

Quante cose, quante cose! esclamò Antonietta impaziente. «... tutti i miserandi e crudeli tumulti dell'anima di quella grande infelice, proseguì Roberto leggendo e scolpendo viemeglio le parole furono dalla somma attrice, coll'eloquenza dell'accento, coll'evidenza del gesto, in un quadro spaventevole e commovente, vivissimamente dipinti allo spettatore.

Si presentarono all'Ospedale e chiesero di entrare nelle stanze in cui si custodiva il cadavere dell'uomo che si era ucciso. Ma fu loro negato. Allora Antonietta domandò con insistenza del medico di servizio.

E così, interrotta dai singhiozzi. Lina raccontò ad Antonietta tutto quello che sapeva sul delitto di Via della Luna, le sue scene col fratello, con Lucertolo, la condanna, la gogna di Nello, le angustie da lei patite, subite sin'allora, le lotte sostenute per non palesare la verit

L'abate la lasciò convinto che la voce popolare fosse ridicola, si aggirasse sopra un fatto insussistente, fosse una grottesca, immane esagerazione; ma il pallore della ragazza, alla domanda che egli le aveva mossa, non sapeva bene spiegarsi. Antonietta rimase addolorata dopo quella conversazione. Nella giornata essa uscì con Roberto,

C'è l'abate Pildani! essa disse a voce bassa. Oh, il celebre abate! osservò Antonietta, facendo un gesto teatrale. Che passi! Ma erano scorsi alcuni secondi, e l'abate non si presentava. Egli era occupatissimo nell'anticamera a guardare, a interrogare la ragazza avvenente e grassotta, la cui vista lo giocondava.

La calunnia si andava dissipando rapidamente, come era sorta. Antonietta riceveva feste come una sovrana.

Antonietta dette di nuovo in uno scoppio di pianto e tra le lacrime ripeteva, come nei giorni del delirio, quando era stata chiusa nel Ghetto, e vegliata da Isacco, dal Tittoli e da Lina: mamma!... o mamma mia!