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Aggiornato: 1 giugno 2025


La sera convenuta Antonietta si recò alla festa, accompagnata da Roberto e dall'abate Pildani. Aveva fatto un grande sforzo per lasciarsi abbigliare, per vincere un cupo presentimento, che l'angustiava. Pure arrivò alla festa, più bella, più seducente, più poetica che mai non fosse stata, nel suo pallore, nel soave languore che traspariva da tutta la vaghissima persona.

Ma perchè darsi tanta pena?... Io non tengo che alla stima di coloro che amo... Che m'importa di quello che dicono di me certi oziosi... certi sciagurati? Antonietta parlava con appena un filo di voce. Un po' era sofferente, un po' obbediva ad un vezzo.

Gli occhietti azzurri e furbacchiòli di Antonietta brillavano di una insolita espressione di malizia. Vedo che tu sei mortificato! essa riprese in tuono leggermente sarcastico. Leggimi, leggimi il giornale... te lo permetto! E Roberto spiegò di nuovo la piccola Gazzetta, dicendo: Sentirai che l'abate è poi giusto! Giusto, o no, leggi pure!

È inutile il dire che ella ha destato nel pubblico un entusiasmo, e che ne ricevè i più unanimi e lusinghieri contrassegni.» O che cosa dice del tenore? domandò Antonietta, che era un po' gelosa del virtuoso, che le era emulo nel favore del pubblico. E Roberto ricominciò: Il celebre Darvili... Vedi... vedi... me non mi ha chiamata celebre! Oh, non importa,... continua.

Antonietta aveva ascoltato tutti quei racconti, strabiliando, esterrefatta. Vedeva chiaro, alla fine, la verit

Antonietta era giunta a Venezia, preceduta, accompagnata dalle calunnie, da una certa leggenda, che si era bisbigliata in certi piccoli crocchi per tutto dove era stata. Naturalmente, come avviene in simili casi, si faceva una spaventevole confusione.

Lina lo fece subito passare nella sala dove si trovava Antonietta. Roberto rimase in un salotto a confabulare con Lina. Buona sera, mia cara! disse l'abate, tendendo la mano all'artista, che era quasi sepolta fra alcuni guanciali, in atteggiamento languidissimo. Buona sera, mio caro... maestro! rispose Antonietta, con voce spenta. Desiderava appunto di vederlo... Ho bisogno di lei!

Antonietta, non disse nulla quel giorno, il giorno appresso, a Roberto, volle tenergli il segreto sull'incontro, che forse a lui poteva spiacere. Ma, nel momento in cui vide il Tittoli così severo, così cupo, così contraffatto dall'angoscia, da tutte le torture cui aveva dovuto andar incontro, si era sentita tutta rabbrividire. Le era entrato in cuore il più funesto presentimento.

Antonietta e Lina non chiusero mai occhio, durante la notte. Lina si era sdraiata in un lettuccio accanto al letto della padrona, e di tratto in tratto l'una sentiva i singhiozzi dell'altra. Voglio andare a vederlo! disse Antonietta prima che albeggiasse. Voglio andare ad ogni costo! Andiamo pure, rispose Lina in tuono piuttosto severo. Anche questa sar

Antonietta non rispose. Neppure in quel momento la sua indole fierissima le consentiva di venire a spiegazioni, a discussioni con una creatura come Lina, non ostante che le volesse un gran bene.

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