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Aggiornato: 18 luglio 2025
Il signor Cunningham nutriva una vera affezione per Emilio Rey. Nel gennaio del 1884 lo invitò a passar seco alcune settimane in Inghilterra dove lo fece viaggiare nelle principali citt
Nel mezzo della vita che la mia sventura volle che io tenessi, abbandonata, senza lumi di religione e di fede, finchè non piacque a Dio di ritrarmivi, l'avvenimento funesto non avrebbe a me stessa fatto meraviglia. Ma ahimè, ahimè!... Giunta a tal punto Angiolina non ebbe più forza di proseguire, chè un dirotto pianto ed opprimente singulto alquanto le impediva la parola: come fu per le cure dell'amiche un poco rimessa, Ahimè! proseguì, era segnato nel libro fatale del destino ch'io dovessi bere fino all'ultima goccia il calice delle amaritudini. Nel tempo della mia tribolazione, io desiderava almeno conoscere chi potesse essere il padre di quell'essere che avrebbe dovuto pur troppo con orrore risguardare la madre sua; io era determinata di rinunziare per sempre al conforto di sentirmi chiamar madre, perchè il figlio non dovesse arrossirne, perchè il mondo non stampasse su quella fronte innocente il suggello della esecrazione. Oh quanto era infelice, amiche mie, quanto ora lo sono ancor più! Ma come scoprire il padre del frutto delle mie viscere?... Cresceva intanto nel mio seno quell'essere infelice, e le mie compagne di turpitudini e l'infamissima maestra di esse volgevano in dileggi e le mie lacrime e la mia affezione. Finalmente il giorno da me desiderato e temuto giunse, ed io misi alla luce un vezzoso fanciullo. Chi può narrare ciò che provai in quell'istante? Non osava guardarlo, poichè il primo di lui sorriso esser doveva l'ultimo per la madre sventurata. Lo strinsi al mio seno. Dopo pochi momenti le infami braccia della padrona di quell'orribile albergo me lo strappavano fra le risa e gl'insulti delle mie compagne di ludibrio. Buon Dio! che può mai impedire ad una madre, sia pur le mille volte colpevole, di ritrovarsi un dì su questa terra col parto delle viscere sue? Formai un progetto e tosto l'eseguii: ah! io ben sapeva come quella infelice creatura andava ad essere confusa fra le mille e mille sventurate sue pari in un di quei luoghi ove la piet
Carlo Pigli, il Principe di Canino, il general Garibaldi e il Romeo. Parole dette dal prof. Carlo Pigli. Cittadini, io debbo, prima di tutto, ringraziarvi di questo atto solenne di affezione e di stima di che mi siete stati generosi eleggendomi, con tanta maggioranza di suffragi, a vostro Presidente.
E Maria lo trattava meglio quanto meno egli aveva l'aria di un pretendente; era lieta di poter manifestargli la tranquilla, fraterna affezione che ella gli aveva sempre portato.
Epperò, quindici giorni dopo, il zu Vito si presentò allo Striati. Per bocca d'un tizio aveva saputo ch'egli voleva mettere i giardini all'asta, sperando un aumento. Lui veniva, benchè non ci fosse convenienza, a buttar cent'onze sul fitto.... Era proprio perchè ci aveva affezione a que' giardini, c'era stato dodici anni! che quanto a guadagno non ce ne aveva avuto mai.
Ma il sentimento del dovere, un figlio, più di due anni di convivenza la legavano al duca; ed ella, sin dal giorno, in cui era stata forzata a sposarlo, col cuore pieno di un'altra immagine, si era proposta di fare il possibile onde avere per lui qualche affezione, e la sua freddezza abituale col duca non assumeva mai il carattere della noja; era troppo saggia per questo, giacchè don Francesco non avrebbe tollerato troppo.
Voi siete grande. Quanti scolari dissero così del proprio maestro! Non pensiamoci più: il tuo cuore ha scambiato la più dolce affezione della tua vita per amore. Quando amerai davvero, t'accorgerai della differenza. Non amo che voi, ella replicò con accento quasi severo. L'altro titubava. Badate di non essere poi costretto a credermi troppo tardi. Bice si era alzata livida. Dove andate?
Erotico caro, poiché nelle angustie mi sète stato caro compagno, vo' che ancora mi siate nelle prospere: non potendo con alcun premio meritar la vostra affezione, vi prometto Cleria per moglie, poiché per bellezza, per etade e per altre nobilissime parti, l'uno è ben degno dell'altra.
Non ho avuto fortuna, diceva. Ci sono delle signore che hanno qualche affezione da nascondere, debbono ricevere lettere, visite, uscire senza farsi scorgere, e senza l'aiuto della cameriera non fanno nulla. Oppure fanno dei debiti colla sarta, colla modista, bisogna farle star zitte perchè il marito non gridi, ed è ancora la cameriera che cerca una somma in prestito, va ad impegnare i gioielli, a vendere qualche cosa; ed allora la padrona non guarda pel sottile, le mancie corrono, si hanno dei doni, si può raggranellar del denaro per non morire poi nella miseria. A me invece è toccata una padrona che non vedeva più in l
Neppur io credevo balbettò l'antico assistente di Varedo, neppur io... Avrei voluto esser sempre il suo servo docile, devoto, che non osa alzare il pensiero fino alla sua signora... E a poco a poco, quasi senza ch'io me ne accorgessi vedendola così pietosa con me, così buona e paziente con tutti... vedendola soffrire, piangere in silenzio.... oh la ho sorpresa più d'una volta che piangeva... a poco a poco ho capito che la mia affezione per lei era d'altra natura... ch'ella era per me quell'ideale che ogni uomo ha nel cuore...
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