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Amplesso?... Beò?... Cosa volevano dire queste nuove parole?... E "la vergin ne' gaudi cercata" e "la sposa dell'uomo stranier" era la Doralice coi capelli disciolti, seminuda, stretta fra le braccia di un soldataccio ispido e nero, coi baffi impeciati.... "Maledetta! Maledetta!..." Amplesso?... beò?... Cosa volevano dire?
E cominciava: «O vergin, vergin bella, estro e natura canora e sonora». Marco poeta a rider si smascella, e critica ogni detto che vien fuora. I paladini eran divisi a quella: chi dice bene e chi la disonora. Dodone ne traeva un suo piacere, e va chiedendo a tutti il lor parere. Ed a chi dicea bene, ei dicea male; ed a chi dicea male, ei dicea bene.
E la straniera vergin, che fu chiesta Da garzon saluzzese, in cor sorrida Come a lampo di grazia manifesta! Pera ogni spirto vil, se in te s'annida! Vi regni indol pietosa ed elegante, E magnanimo ardire, e amist
Il Cinque Maggio è il degno epilogo poetico di una grande epopea storica, tanto più grande e più eloquente in bocca d'un poeta che poteva, con fiero e legittimo orgoglio, quasi unico tra i poeti italiani e francesi del suo tempo, dirsi innanzi alla memoria di Napoleone Vergin di servo encomio, E di codardo oltraggio,
Amo, e sovra il cor mio palpitò il core Del mio Diletto, ed era ah sì! il proclamo All'universo in faccia era il Signore! Io lo vidi, il conobbi, ei m'ama, io l'amo! Fac ut ardeat cor meum. Amo, e sovra il cor mio col nome santo Sta del Signor quel d'una Donna impresso Quel della Vergin che a Lui siede accanto! Quel di Colei che gloria è del suo sesso!
Se v'è in piacer che a Filinoro sia dato il sigillo, io son di ciò contento: chiedo sol modo a questa prole mia di viver con fortezza nello stento. O Vergin pura, o Vergine Maria, conducete le man nel parlamento. Cosí diceva il signor di Bellanda, dal pianto molle che dagli occhi manda.
L'«orazione di sant'Alipio» è una di quelle poesie di versi trivialissimi, che i pitocchi e i ciechi cantavano per le strade e sotto alle finestre delle case, accompagnando il canto loro con un chitarrone, per trarre qualche elemosina. Stanza 33. E cominciava: «O vergin, vergin bella, estro e natura canora e sonora». Marco poeta a rider si smascella, e critica ogni detto che vien fuora...
Al margine del fosso Sulla morta natura Squittisce un pettirosso, Coll'aria d'un becchino, Che d'una vergin sulla sepoltura Legga ghignando un romanzo di Dròz, O si sfiati a trillar sull'ottavino Un tema di Berliòz.
O Vergin santa, che il Signore elesse Per nascer dal tuo sen Uom de' dolori, Uom che modello a tutti noi splendesse! Tu, benchè pura, non respingi i cuori Che a te sorgon macchiati, e come il Figlio Brami scampo e non lutto ai peccatori. Deh, volgi anco su me quel divin ciglio Che sempre da clemenza è intenerito Verso chi prega dal suo tristo esiglio!
L'attestavano con sacramento per lo Iddio adorato da tutti gli umani, i Saracini stessi di Lucera; e chiedeano una volta qual fosse la diva, e più diceano, se non che surto un subito allarme dileguaronsi. Pertanto tenacissima surse in Messina, sprone a fatti più egregi, la fede di quest'aita soprannaturale della Vergin Madre, nella quale teneansi inespugnabili.
Parola Del Giorno
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