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Colle donne ho le parole più facili; il mio estro s'accende; ma cogli uomini.... ah, cogli uomini, mi cascan le braccia. Farò quanto posso; ma prevedo male. Oh brutto, questo Valerio! Mi duole perfino ch'ei porti il nostro nome. E Fulvia gli ha da voler bene? Fulvia è sorella a Catone; catoneggia anche lei. Lo credi? Ma!.... E tu? Io credo che la donna è ciò che vuole; e l'uomo la segue.

Non ci siamo incontrate mai prima di stasera. Ti conosco nel tuo ritratto, presso al quale egli lavora e studia, e ti conosco nella costante adorazione ch'egli ha per te. Ammetto, cara, che un mio ritratto veduto presso di lui vi abbia dato qualche indizio; ma che mi conosciate nella sua adorazione non è che una fantasticheria cortese suggeritavi da un estro sibillino.

Di balli a C... dopo la venuta degli Alemanni, se ne erano visti molti; ma niuno si rammentava d'aver ballato con estro, come in quella sera. La mezzanotte era passata da un pezzo; e a quest'ora Giuliano e i quattro giovani, scampati all'ira del padre Anacleto, giunsero alla porta del palazzo, e si misero dentro.

E cominciava: «O vergin, vergin bella, estro e natura canora e sonora». Marco poeta a rider si smascella, e critica ogni detto che vien fuora. I paladini eran divisi a quella: chi dice bene e chi la disonora. Dodone ne traeva un suo piacere, e va chiedendo a tutti il lor parere. Ed a chi dicea bene, ei dicea male; ed a chi dicea male, ei dicea bene.

79 Senza che tromba o segno altro accennasse quando a muover s'avean, senza maestro che lo schermo e 'l ferir lor ricordasse, e lor pungesse il cor d'animoso estro, l'uno e l'altro d'accordo il ferro trasse, e si venne a trovare agile e destro. I spessi e gravi colpi a farsi udire incominciaro, ed a scaldarsi l'ire.

L'«orazione di sant'Alipio» è una di quelle poesie di versi trivialissimi, che i pitocchi e i ciechi cantavano per le strade e sotto alle finestre delle case, accompagnando il canto loro con un chitarrone, per trarre qualche elemosina. Stanza 33. E cominciava: «O vergin, vergin bella, estro e natura canora e sonora». Marco poeta a rider si smascella, e critica ogni detto che vien fuora...

Sue sciagure predir sembra: fra i lacci di servitù, vive il fatidico estro. Apollo, Apollo! Mio duce e mio sterminio! Dove condotta m'hai? Verso qual tetto? Al tetto degli Atridi: io te lo dico, se non lo sai: troverai ch'io menta. A tetto inviso ai Numi, di consanguinee stragi conscio, di lacci fatali, a macello d'uomini, a suolo gocciante di sangue.

Come can la straniera ha nari acute, e fiuta, per trovare odor di strage. Ecco, ecco i testimonî che fede a me ne fanno questi fanciulli piangenti sgozzati: maciulla il padre le carni combuste! Sapevamo per fama il tuo profetico estro; ma niun profeta andiam cercando. Ahimè, ahimè! Che mai disegni? Quale immane novello immane lutto disegni in questa casa? Insopportabile pei tuoi, senza rimedio!