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Gentucca sobbalza, credendo udire una voce di dentro le cortine. La Rondine. Salvestra! Non avete sentito? Si sveglia? La donna, in punta di piedi, rattenendo il fiato, va a origliare. La Salvestra. Riposa ancóra. Spesso si lagna nel sonno, qualche volta parla. Parla da , sola, anche quando è sveglia, quando è chiusa in camera, durante il giorno. La sento, e credo che ci sia qualcuno.

Mortella! La figlia sobbalza alla voce improvvisa, e si volge. La madre si slancia verso di lei. Ti trovo finalmente! Perché sei fuggita? perché m’hai lasciata così? T’ho cercata da per tutto. Mi sono trascinata da per tutto. Non so come non sia morta di schianto. Figlia, figlia, aiutami, che non ne posso più! Ella s’abbandona sul sedile di pietra, come in punto di venir meno. Mortella.

Gherardo Ismera. Ma tacete, ma tacete! O vi schianto. Fuori di , egli balza e minaccia. Implacabile, l’altra riempie d’agonia l’aria che lo soffoca. Mortella. No! Ora un sussulto gli getta la testa indietro, e un altro, e un altro. È irrigidito, inchiodato su le reni. Si solleva, s’inarca, ricade. Il respiro non passa più a traverso i denti stretti. Il cuore sobbalza, non batte più, è vuotato.

Ma per gli androni bui, sotto le vôlte Striscian fantasmi oscuri. Strisciano larve di minaccia avvolte Lungo il viscido e freddo orror de’ muri: E s’anima ad un tratto, ecco, ogni cosa, E umana forma prende, E sobbalza, gigante e maestosa: Viva una fiamma qua e l

Cara piccola sorella, amo la tua faccia, il tuo soffio, la tua passione, il tuo delirio; e amo anche il tuo destino, se non lo soffochi. Non essere diffidente. Dimmi dunque. Mortella a un tratto sobbalza. Mortella. Giana, Giana! Chi è la? Afferra il braccio della cognata indietreggiando. Giana. Dove? Dio mio! Che vedi? Mortella.

Ecco che la madre appare all’uscio, pallidissima. Giana la vede prima degli altri e si alza facendo qualche passo verso di lei in atto di accoglienza. Giana. Signora... Bandino sobbalza e si volge. Bandino. Oh, mamma! Egli le va incontro affettuosamente. Vieni, vieni. Di’: ti senti un poco meglio?

Una nebbia che forse non si è mai vista neanche a Londra. Brutta lotta, quasi nel buio. Giorno e notte... tatatatatata. Si sentivano le mitragliatrici da tutte le parti... Gli arditi gridavano: Messe! Messe! Messe! Di qua, signor maggiore! Fiamme nere, a me! Giù, giù, con le bombe! Poi, via! Al galoppo, nella nebbia... Mettete le maschere, le maschere! tutti, le maschere! No! no! Nooo! è nebbia. Ad un tratto la nebbia si squarcia. Presto qui, una mitragliatrice! Una mitrigliatriiiiice! E un ardito arriva portandola sulle spalle... Ecco ecco, signor maggiore! L'ardito ansimante si butta colla pancia nel fango, e sopra la sua schiena la macchina rabbiosa sobbalza sparando. Tttatatatata. Gira, gira, a ventaglio. Gli austriaci cadevano, ma che noia quella nebbia, e che paura di colpire i nostri! Ad un tratto il tenente De Giovanni, un colosso, appare su un cocuzzolo a destra. La nebbia era diminuita e si vedeva le pallottole delle mitragliatrici austriache che facevano la barba al cocuzzolo... Aaaaaaaa! Il tenente De Giovanni cade fulminato. Quattro arditi si slanciano per portarlo giù. Tre sono uccisi. Il terzo vicino a me sputa un groomf! e cade. Tre li rimpiazzano. In quell'istante il reparto del maggiore Messe era come ingabbiato in un doppio fuoco di artiglieria. Fuoco di sbarramento sulle prime linee, fuoco di sbarramento dietro di noi. Accidenti! siamo ingabbiati. Tutti gridano: Messe! Messe! Messe! Il maggiore è dappertutto. Corre, si slancia, rianima, controlla ogni faccia nella nebbia fitta. Grida: qui, qui la mitragliatrice, non l