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Gli osservatori si compiacciono in queste lande sociali ancora vergini, ove, di ogni sguardo, si squarcia un velo dell'incontaminata Iside. Il dottore infatti, scovriva costumi e maniere nuove, paesaggi potenti di splendore, di contrasti, d'inatteso: un lembo del mondo primitivo, perduto ai pie' dell'Italia, in mezzo al XIX secolo. Era un giorno di fiera.

A poco a poco però gli accadeva quel che accade a chi, dal piano, vede sorger il sole sulla cima d'un monte avvolto di nebbia. Prima c'era un fitto velo che non lasciava discerner nulla, che non lasciava nemmeno sospettare la presenza della montagna, poi quel velo si squarcia in un punto, poi in un altro; qua appare una macchia d'alberi, l

Oh Signore, mi si squarcia il cuore... troppo viva è la piaga che m'avete aperta!... Dio, Dio mio, richiamate a voi me, non lei!... giovane, bella, gentile! Oh Signore, accogliete la preghiera mia... lasciatela a' suoi cari... alla madre che dispera!!! Suvvia, Tecla, non v'accorate troppo: Iddio prova il vostro affetto... inchinatevi a lui! Zelmira forse...

<<E te sia rea la sete onde ti crepa>>, disse 'l Greco, <<la lingua, e l'acqua marcia che 'l ventre innanzi a li occhi si` t'assiepa!>>. Allora il monetier: <<Cosi` si squarcia la bocca tua per tuo mal come suole; che' s'i' ho sete e omor mi rinfarcia, tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole, e per leccar lo specchio di Narcisso, non vorresti a 'nvitar molte parole>>.

Conceduta a Squarcia de Riso la terra di Melise in val di Crati. Ibid., fog. 96. Detto, 14 luglio. Conceduta a Matteo ed Arrigo de Riso militi, e a Francesco de Riso da Messina la terra di Geremia in Calabria. Ibid. Son le parole stesse del Neocastro voltate in italiano, e in qualche luogo abbreviate. Bart. de Neocastro, cap. 25, 26.

<<E te sia rea la sete onde ti crepa>>, disse 'l Greco, <<la lingua, e l'acqua marcia che 'l ventre innanzi a li occhi si` t'assiepa!>>. Allora il monetier: <<Cosi` si squarcia la bocca tua per tuo mal come suole; che' s'i' ho sete e omor mi rinfarcia, tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole, e per leccar lo specchio di Narcisso, non vorresti a 'nvitar molte parole>>.

Per entro l'ossa ha di passar valore; I polmon squarcia, e la piaga è rea, Che ne le tele, onde è fasciato il core Via disperge l'umor, che lo ricrea. Sparso il volto gentil d'atro pallore, Ei tremò su le gambe, indi cadea. Miralo Enrico, e per tal modo il mira Ch'ei fassi esempio d'implacabil ira.

Brancato si lasciò cadere colla persona nella seggiola e veduto Cipriano imitarlo continuò: Davvero, maestro. Solenne è il dovere che vado a compiere fuor della valle. Che volete? non lo contesto, mi si squarcia il cuore nel dir addio a' miei monti, al mio paese, al mare che dal terrazzo scorgo ed ammiro... nel separarmi da un'angelica fanciulla... timore e rispetto per voi, dottore, per l'et

«E te sia rea la sete onde ti crepa», disse ’l Greco, «la lingua, e l’acqua marcia che ’l ventre innanzi a li occhi t’assiepa!». Allora il monetier: «Così si squarcia la bocca tua per tuo mal come suole; ché, s’i’ ho sete e omor mi rinfarcia, tu hai l’arsura e ’l capo che ti duole, e per leccar lo specchio di Narcisso, non vorresti a ’nvitar molte parole».

Gaudenzio, che maestro era di ogni malizia, non udendo più la voce di Franchi, ch'egli avrebbe distinto nel furore d'una tempesta e che temeva molto più delle ugne del cavallo d'Aguilan, Gaudenzio, dico, profittando della presenza d'un alto personaggio davanti a lui, che colla sua gigantesca corpulenza più d'ogni altro lo impediva di fuggire, annientossi per un pezzo, abbassandosi quanto gli fu possibile, poi rialzandosi come un energumeno si mise a gridar a squarcia gola: «Addosso alla spiaed a battere coi pugni sui fianchi del mal capitato colosso, giacchè non lo poteva arrivare più in alto.