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In quella don Marco, giunto sul piazzale, si spolverava un tantino; e attraversato il corto andito, che dall'atrio metteva nella sala terrena, battè all'uscio pianamente, quasi gli fosse piaciuto di non essere inteso. Tecla corse ad aprire spedita.

Tecla! E in un santo monastero! proseguì, riscaldandosi, la donna. In un posto di confidenza come quello! Vi ricordate di quel che vi diceva il Padre parroco di Castello, il mio santo confessore, offrendovi or fanno i quindici anni, quel pane? «Pasquale, badate a voi; dovete esser cieco, sordo e muto, tutt'insieme; fare il vostro servizio e non impacciarvi d'altro.

Fatte le divozioni e pigliati anch'essi i ristori, in una delle tante baracche; i montanini avevano finito per mescolarsi alla folla che faceva corona al ballo; e alcune giovinette della comitiva presero a danzare, mentre alcune altre, modeste e quasi mortificate, stavano a vedere; e tra queste Tecla.

E l'immagine di Tecla, mescolata alle sue rimembranze d'amore, gli riusciva cara, come a dire un fiore, un nonnulla avuto dalla donna amata; che lo si serba, lo si contempla, lo si porta sul cuore, e fin si pensa di farlo mettere nella bara, la quale nelle mestizie della giovinezza, torna così spesso e così desiderata alla mente.

Quanto a , aggiungeva di star bene, e che si svagava ogni giorno, continuando a insegnare a Tecla un po' di leggere e scrivere, con quel frutto che egli avrebbe visto dalla lettera, vergata dalla fanciulla.

Le donne stettero a guardargli dietro, e v'era poco discosto Tecla, venuta quella mattina più sollecita dell'altre volte, a recar latte per la famiglia. Tenutasi in disparte, finchè essi furono partiti, aveva gli occhi lagrimosi, e pareva accorata. Marta fattalesi all'orecchio, le bisbigliò: «che piangi, sciocca? Va altrove, che la padrona ha bisogno di tutt'altro che di vedere le tue lagrime. Va, va, che tuo padre torner

Comando io, o chi comanda?» e così dicendo, e ridestandosi in lui l'ira, torceva alla fanciulla le braccia. «No Rocco entrava a dire don Marco questo non è fare da cristiano; date mano a Tecla, essa è vostra figlia, e si confesser

Marta rispettosa più che non fosse mai stata tutta quel tempo, in cui i suoi riguardi verso Tecla erano cresciuti ogni giorno, le disse: «Avete inteso? il Signore vi vuol proprio bene! Pregate per la padrona e per me.

Seguita da don Marco, da Marta, da Tecla, e da una processione che la più lunga non si era mai veduta; la morta, col capo scoperto su d'un guanciale, pareva salire al trionfo verso il castello.

Come la brigata fu al bivio, uno che precedeva di pochi passi vide quella cosa scura a piè del rialto; e correndovi accostò la lanterna. Non ebbe tempo di vedere che fosse, e Tecla facendo uno sforzo, con voce rotta dall'affanno gli gridava: «signore, sono una povera creatura, non mi faccia alcun male; vado a Torino a salvare il signor Giuliano...