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E poichè ho udito d'una buona fanciulla che vi ama.... Suvvia, perchè non la sposereste? Messere, disse allora Spinello, per far ciò che voi dite, bisogna amare. Ed io non amo. Pazienza! Cerchiamone un'altra che vi piaccia di più. Quantunque, monna Ghita, che io ho veduta l'altro .... Come? gridò Spinello. Anche questo avete fatto?

Oh ce ne rallegriamo grandemente con Vossignoria! disse il Piccione, che era il più cerimonioso dei due sergenti. E ce ne rallegriamo anche colla sua signora.... Grazie, grazie! rispose la leggiadra donnina, accompagnando le parole col più grazioso dei suoi divini sorrisi. Suvvia, Piccione: disse il Negri al compagno noi adesso disturbiamo.... No, no, amici miei! interruppe Fenoglio.

Qual conto fate di me? Suvvia, da bravo, venite. Ciò detto, la contessa Matilde si alzò e condusse Lorenzo al tavolino. Ma non son buono a far nulla, diss'egli, poichè si fu seduto dinanzi al suo bozzetto, se voi non vi mettete da capo ad ispirarmi. Intendiamoci, anzitutto! rispose la contessa alzando l'indice con gesto leggiadro; voi non mi direte più nulla?

Perchè siam venuti qua su?... È una cosa spaventevole, Cesare! continuò, soffocata dalla paura. Ella cammina così adagio!... E l'uscio è aperto; non si può chiuderlo; stride. Suvvia, anima, tentò l'uomo, non pensare.... Dorme!... Parlavano senza vedersi, ritti ed abbracciati, con le voci morte; a un passo da loro, non si sarebbe udito verbo.

Egli stava rannuvolato guardando il conte palatino, il quale, dopo aver baciato la mano alla contessa, si era fatto in disparte, e taceva, come un innamorato in ufficio. Suvvia, non ci perdiamo in chiacchiere! disse Matilde. Sar

E cadde, stemprandosi in lagrime, ai piedi della sua giovine signora. Suvvia, buona Gilda, parlate; che volete da me? disse madonna Nicolosina, rialzandola affettuosamente tra le sue braccia. Fatemi questa grazia, signora; non me la negate! soggiunse l'ancella. Non dormite qui; ritiratevi per questa notte nella camera della vostra povera Gilda. Ho un triste presentimento... Ah! sclamò Nicolosina.

Suvvia, Aloise, qui non c'è verso di schermirti; bisogna venire di gamba sana; se no, ti rifacciamo lo stemma di casa, e in cambio del leone che va in alto, ci metteremo un orso, e nemmeno di quelli inciviliti, che hanno imparato a ballare. Enrico Pietrasanta incalzava cosiffattamente Aloise, perchè lo amava molto, e metteva un po' di ambizione, scusabile invero, a farsi scorgere insieme con lui.

Che? tu chini la fronte? arrossisci? premi al seno il più piccino, non per impeto d'affetto, ma per celare il turbamento del viso? Suvvia, sta ferma: che temi? Dio non v'è, o non cura, o perdoner

Mi farete la solitudine intorno? replicò ella sdegnata, guardandolo in aria di sfida. Suvvia, tentate la prova! Il Bardineto non vedeva più lume. Voi amate qualcheduno; le disse, con voce soffocata dalla rabbia; confessatelo! Sapete che non amo voi; ciò vi basti. In quelle asciutte parole l'animosa fanciulla aveva fatto il supremo sforzo della sua alterezza offesa.

Suvvia! Non gridate!... Nulla può più arrestarmi! Vecchio pendolo, avanti! L