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Baroni, ecco la storia che io contai a Melfi, soggiunse l'abate di Cluny, Cuno non morì. Roberto Guiscardo subito dopo sposò Alberada. Innocente come era ed angosciata per doversi separare dal padre, la santa fanciulla quasi invita lo seguitò all'altare. Questa memoria, udendo il mio racconto, allucina Roberto, che appone ad amore per altrui il pietoso stato dell'animo di colei, la quale avrebbe tolto anzi morire che dipartirsi dal padre suo. Alberada fu ripudiata. Decidete or voi, monsignore, se la verit

Diploma dato di Melfi a 13 marzo, per dar favore ad alcuni mercatanti de' Bonaccorsi, incaricati dal re ad incettar frumento. Se i proprietari facessero mal viso, fossero sforzati a dar il grano a giusto prezzo. Reg. citato, fog. 43. Altro diploma del 26 aprile, perchè dalle regie armerie si fornissero all'ammiraglio 400 giachi, e due casse di quadrella, da armarne nove galee in Salerno.

Mi par che resti dubbio se questi due anni di decime promesse nel concilio di Melfi per influenza del legato Gherardo da Parma, cardinale vescovo di Sabina, siano state oltre quelle accordate gi

Il principe di Salerno comandava non fossero molestati; perocchè per privilegio di re Carlo erano stati francati da tutte le collette e sovvenzioni, pel passaggio contro la ribelle isola di Sicilia. Ibid., fog., 19, a t. Diploma dato di Melfi a 8 marzo duodecima Ind. , pel quale furon cedute a un condottiere, pei suoi stipendi, once 400 su le sovvenzioni generali dovute da alcune terre.

Alla mattina, Manfredi, salutate le dame, ed ingrossata la scorta di alcuni cavalieri della gente dei Capece, si dipartiva. Giunse a Melfi, che gli chiuse le porte; Ascoli seguì l'esempio, ed uccise per giunta il Governatore, che gli si manifestava devoto.

Credeasi allora che i figli maschi di Manfredi fossero morti, perchè Carlo d'Angiò li tenea in carcere, forse con grandissimo segreto, accreditando la voce della morte, per toglier qualunque speranza ai partigiani di casa sveva. I figli di Manfredi eran bambini quando Carlo prese il regno; egli si volle bruttare di quattro assassinî di tal sorta, d'altronde non utili, e ben suppliti da una prigionia segretissima e sepolcrale. Così gli storici contemporanei portano spenta la discendenza maschile di Manfredi, e sol di lui rimasa Costanza, e la seguente sorella Beatrice, che fu liberata nel 1284 per la vittoria dell'armata siciliana nel golfo di Napoli. La diplomatica, la quale sovente corregge le tradizioni istoriche, ci ha mostrato che vivessero a lungo dopo la morte di Manfredi i suoi figliuoli Arrigo, Federigo ed Enzo. Alcuni istorici napoletani trassero dagli archivi di quel reame dei diplomi per gli alimenti che forniansi in carcere a quegli sventurati principi sotto il regno di Carlo II; e il Buscemi nella vita di Procida ne pubblicò uno dato di Melfi il 30 giugno settima Ind. , nel quale, forse per errore di chi l'avea copiato da' registri di Napoli, l'ultimo de' giovanetti è chiamato Anselmo in vece di Enzo. Io mi sono avvenuto rifrustando que' registri in due documenti, che sembranmi più importanti perchè attestano che i detti principi vivessero insino al 1299, e che allora si ordinasse di escirli dalla prigione, e liberi mandarli a Carlo II con un cavaliere. Ciò avvenne al tempo che Giacomo di Aragona aiutava gli Angioini contro il fratello Federigo e i Siciliani, e appunto pochi giorni anzi la sua vittoria del Capo d'Orlando; talchè sarebbe da congetturarsi che il re di Napoli volle far cosa grata a Giacomo, ch'ei cercava in tutti i modi a tenersi amico ed ausiliare. Ma par che quest'atto di generosit

Indi recandosi tutti ai dieta a Melfi, si dividono il conquisto. Non stette guari però e Guglielmo muore a Venosa. Da scomunicato. Da cristiano e da guerriero, senza rimorsi e senza paura, grida Baccelardo. Poi continua: I Normanni, accoltisi di nuovo a dieta, eleggono conte suo fratello Drogone. In quel tomo di tempo vennero gli altri figliuoli di Tancredi d'Altavilla.

Per la croce di Cristo! scatta su di nuovo Gisulfo, cosa diavolo mi state sciorinando di forma e materia, e di sentirvi male e di attendere?... Steste voi pure sulle brace come s. Lorenzo, favellerete favellerete sull'istante, e direte la storia per filo e per segno, tal quale la contaste a Melfi. Io rispetto gli uomini della Chiesa e gli oratori del papa.

In questo o in altro concilio di Melfi, gli ordini religiosi militari furon tassati di gente, ma forse poi detter danaro in compenso. Ciò si vede da un diploma dato di Napoli il 26 aprile duodecima Ind. : Fratri Falconi de ordine militie Templi Vice Preceptori in Apulia.

Enrico chiamato a Melfi periva: Corrado finse sentirne immenso dolore, e Manfredi finse di crederlo.