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Coteste ultime ore di combattimento ci diedero materia a lungo rammarico. Andrea Aghiar il fedelissimo moro del Garibaldi periva; mentre questi smanioso di continuare la battaglia monta a cavallo dietro la Villa Spada, e l'Aghiar gli tiene la staffa una palla lo investe e lo trapassa da una tempia all'altra.

Enrico chiamato a Melfi periva: Corrado finse sentirne immenso dolore, e Manfredi finse di crederlo.

Il soldato, acuto osservatore e facile al biasimo in Francia più che altrove, indovinava e scemava di fiducia nei superiori e quindi di spirito di disciplina. Fondato sulla corruzione, l'Impero periva per essa. Le relazioni che giungevano a Luigi Napoleone sugli apprestamenti di guerra e sulle condizioni dei corpi erano menzognere: il vero avrebbe svelato i guasti operati dalla cupidigia. Quelle che gli dipingevano la Germania meridionale pronta a sollevarsi contro la Prussia erano egualmente false: il danaro profuso a cospirare per Francia tra i cattolici di quelle terre e che di fronte al senso della patria germanica sarebbe pur sempre riuscito inefficace, aveva impinguato le borse dei segreti incaricati di quel lavoro. E copiatore infedele dello zio Luigi Napoleone non verificava, credeva: ingannatore, ingannato. Quando, dopo il suo giungere al campo, gli rifulse il vero, era tardi. Davanti a un esercito nemico mirabile per esattezza armonica di tutti i rami d'amministrazione militare, per capacit

«In ogni tempo, in ogni contrada i patrizii hanno perseguitato implacabilmente gli amici del popolo; e se per caso alcuno ne sorse nel grembo loro, sopra di questo particolarmente percossero, studiosi d'incutere spavento con la grandezza della vittima. Così periva l'ultimo dei Gracchi per la mano dei patrizii; ma giunto dal colpo fatale, lanciò un pugno di polvere contro il cielo prendendo in testimonio gli Dei immortali, e da quella polvere nacque Mario. Mario, meno grande per avere sterminato i Cimbri, che per avere abbattuto in Roma l'aristocrazia della nobilt

Per noi dunque, pel Partito Nazionale Italiano, quando non volesse smentire vilmente il linguaggio tenuto dal 1849 in poi, nulla era cangiato. La Francia non periva: espiava Roma; ma s'anche essa non avesse dovuto mai più risorgere, era debito del Partito il dire: Perisca la Francia: viva l'Europa! Due grandi quistioni s'agitavano infatti e s'agitano tuttavia in Europa: la questione sociale e la questione della Nazionalit

Così la politica italiana del bonapartismo, splendidamente incominciata, periva miserabilmente. Il liberatore della Lombardia era riguardato come il nemico mortale degl'italiani, e questa volta ben a ragione; perché la sua guarnigione a Roma era il cuneo di ferro che spaccava in due il giovine regno.

O Beatrice, rispose una voce dal pavimento, e la profferiva Giacomo Cènci, io non sono più quello di prima: la parte migliore di me periva: io paio appena un'ombra, una memoria di me medesimo. Guardami... ti pare egli questo il sembiante d'uomo di venticinque anni? Che cosa posso io contro il destino? Mi sono dibattuto, più che non pensi, dentro la catena della necessit

«Se la voce del Re, quantunque s'inalzi dalla polvere, altro giudice degnasse tranne l'Eterno, ti direbbe, che prima che per te fosse strascinata la Spina avanti l'altare, me amava, me suo sposo all'intemerato seno stringeva....» «Ti amava.... e fu punita....» «Non periva nello incendio del castello?» «Io la trafissi....» «Ah! Dio ti perdoni....» «E versai la mia colpa su la tua testa

Il licenziato Boccale ridottosi a vivere in altra casa, stette parecchi giorni smemoriato come se avesse ricevuto un picchio sopra la testa, e di ora in ora prorompeva in risa; ell'erano coteste le gocce grosse precorritrici della tempesta: per ultimo la tempesta scoppiò, e terribilissima, nella quale rimase annegata la sua intelligenza: del cuore egli aveva fatto getto da tempo immemorabile, e solo (infelice reliquia!) gli rimase a galla l'agonia di tormentare. Tutto periva in lui tranne la libidine di Vicario criminale, ed a ragione; conciossiachè cotesta qualit

E questo pensiero, nato appena, s'ingigantì nella mente di Aloise, fu arbitro di tutte le opere sue. Egli arse le sue navi, come chi non abbia speranza desiderio di ritorno. Quello era il campo ignoto dov'egli voleva vincere o morire. La bella Ginevra, per miracolo da lui non sperato, e quasi diremmo neppure invocato, avrebbe avuto compassione di lui? Egli si sentiva la virtù di rifar la trama della sua vita da capo. O, come gli diceva il cuore indovino, avrebbe durato nel suo riserbo invincibile? Ed egli periva. Il suo rogo era pronto; gi