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Mura grossissime, frequenti torrioni, cavalieri, baloardi, e tutti gli accorgimenti che l'arte nel dodicesimo secolo consigliava, erano stati adoperati per sicurare il tiranno tremante: ma invano! dove la vendetta degli uomini manchi, veglia il giudizio di Dio: egli moriva, e non di ferro: ma la sua stirpe fu spenta; il trono fondato dal valore di Roberto Guiscardo, e dal Conte Ruggiero, cadde sotto la eterna giustizia, che i delitti di Guglielmo I fece scontare allo sventurato Guglielmo figlio di Tancredi Conte di Lecce.

Emma leggeva molto, leggeva sempre, ma dal giorno in cui aveva veduto baciarsi quei due alla stazione, i libri prediletti non eran più quelli di prima o in questi cercava altre pagine. Leggeva e rileggeva il Petrarca, e di questi soprattutto i sonetti d'amore. Nel Tasso gustava gli amori di Tancredi e di Clorinda.

Guarda, mamma, com'è bella ed espressiva la faccia smorta di quel cavaliere che sembra proprio appena tornare in .... quello è Tancredi: non è vero, Damiano?

Tutto ad un tratto, si spiccò dalle donne, corse nella prima stanza, afferrò il suo quadro del Tancredi, staccandolo impetuosamente dalla parete, afferrò un rugginoso pugnale antico, ch'era sulla tavola accanto al letto, e si diede a stagliar per lo lungo la tela con furia crescente.

Del resto, fu anch'egli uno di coloro che sprecarono le forze, la grandezza contro all'onnipotenza dell'opinione pubblica, del secolo. Successegli Arrigo VI suo figlio, erede giá di Guglielmo II testé morto. Ma Tancredi, figlio naturale di Ruggeri, toglievagli il bel retaggio facendosi re.

Umfredo padre mio, e maggiore tra i figli del secondo letto di Tancredi, fu creato conte. Roberto, che poscia per sua scaltrezza e perfidia addimandarono Guiscardo, fu mandato a sostenersi nella fortezza di San Marco in Calabria. E di chi era quel paese, ser cavaliere, se Dio vi aiuta? domanda una voce con accento commosso.

Così passarono alcuni mesi; e i forti pensieri che gli travagliavano lo spirito, e quelle immagini d'Erminia, di Tancredi e del loro cantore che notte e l'assediavano, l'avevano prostrato in tale profonda e taciturna contemplazione, che la madre e la sorella, ignare di ciò ch'era chiuso dentro al suo cuore, vedevano in quel misterioso contegno il presagio d'un gran male.

Venìa meco Tancredi, ed ammutiti Or contemplando questo, or quell'obbietto, Più gioïvam perchè fra noi partiti Sensi cotanti d'intimo diletto Scorger ne fean quanto da Dio forniti D'unanime eravam mente ed affetto: Tacean le lingue, ma l'alterno sguardo Il söave dicea sentir gagliardo.

Il qual suo quadro, come ben lo indicava il libro lasciato a' piè del cavalletto, figurava uno dei più belli e commoventi episodii del poema di Torquato; l'innamorata Erminia che, pellegrinando con lo scudiero in deserta parte, ritrova morente il suo Tancredi.

Quindi s'apre la guerra; Genova e Pisa armano per Arrigo; questi scende, ed è incoronato in Roma da papa Celestino testé succeduto. Poi muove contro a Tancredi, ma è respinto e risale a Germania, componendo per via una delle molte guerre che giá ferveano di nuovo tra cittá e cittá e signori in Lombardia.