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Colui, che il monello ardito salutava col soprannome di Pestapepe, aveva reso più d'una volta de' piccoli servigi alla nostra fanciulla, facendo per lei qualche commissioncella all'una o all'altra bottega, portandole su fino in casa un fardelletto, una bracciata di legne e non so che altro; mancava mai di salutarli, tanto lei che Damiano, quando passavano.

E poichè il carceriere e il prigioniero furono partiti del tutto, voltosi al cancelliere, con libero sfogo il giudice Marini proruppe: Questi indemoniati liberali sono tutti a un modo! Non si piegano neanche colle bastonate. Oh! se io potessi vorrei finirla presto con costoro! Una buona catasta di legne in mezzo a piazza San Pietro, e poi metterveli sopra tutti dal primo fino all'ultimo.

TIMARO. Io non mi curo. Sia come vuol. Non ho di questi impacci; non penso tanto inanzi e mi contento di questa vita: ben mangiare e bere e gire a spasso, portato c'ho , talor, come acqua e legne e governato ben la mia stalla e spazzato la casa e netto gli usuvigli di cucina, le secchie e i caldaroni e, alcuna volta, supplito anche ai bisogni de le fanti che non mi lascian viver.

TRINCA. Non fu piú di un solo. TRASIMACO. Come? se mi sentiva piú legni addosso che non ha un bosco; e dove mi voltava, non vedeva altro che bastoni e cielo, e mi pareva che tutte le legne del mondo si fussero congiurate contro le mie spalle. TRINCA. Non fu piú di un solo, ti dico.

Anticamente, ciascun corpo morto, per usanza, in certe legne s'ardea, nelle quali dal più prossimano suo parente il fuoco era messo, ricogliendo cotale cenere poi e in alcuno vaso sepolto; i quali fuochi volgarmente chiamati erano pire, tra le quali, essendosi insieme in sul campo morti Teocle e Polinice, fratelli e re di Tebe, per la division del dominio che tra loro era stato, come in alcuna passata chiosa si conta, quella dove finalmente insieme dalle lor donne fur messi, ardendo due fiamme divise faceva a figurare la carnale divisione che infino a morte tra loro era stata, la quale per essenpro di due grandi della presente colpa così figurativamente qui uniti si piglia, la cui continenza giù si contiene.

Gettan le turbe da le eccelse cime e merli e torri, e si metton per morte. Guastare i tetti non è alcun che stime; e legne e pietre vanno ad una sorte, lastre e colonne, e le dorate travi che furo in prezzo agli lor padri e agli avi.

PANURGO. Fratello, noi siamo forastieri, legne non ne abbiamo; fate il meglio che si può. SPEZIALE. Cosí farassi. MORFEO. Va' via, parteti di qua. SPEZIALE. Che faresti se t'apportassi alcun male, che, apportandoti la sanitá, cosí mi scacci? MORFEO. Sia maladetta la sanitá che vien per tal via! SPEZIALE. Fratello, nessun male si scaccia con piacere. MORFEO. Mi fai del filosofo ancora.

Tepele, che si era accoccolato accanto al fuoco, nello scorgere la greca si era subito alzato andandole incontro. Egli le baciò la mano, la fece sedere su di un angareb malandato e gettò una nuova bracciata di legne secche sul fuoco. Ebbene Tepele, disse la greca, con un leggiero tremito nella voce. Sai alfine qualche cosa? , ma dov'è Takir? Non ha potuto venire.

CAPITANO. Ci ho portata una gran mercanzia di legne; e se le cerchi, te ne darò a buon mercato quante ne cerchi. MANGONE. Orsú, vieni innanzi al Reggente. CAPITANO. Tu cerchi briga e n'arai. MANGONE. Se non vieni di bona voglia, ti strascinarò a forza. CAPITANO. Dubito che lo strascinato sarai tu.

A un miglio da queste colline accampano i miei compagni; io andrò a chiedere a loro se ti accettano sotto la loro bandiera. Sta bene, ti aspetterò disse Elenka. Tepele gettò una nuova bracciata di legne secche sulle due pietre che formavano il focolare, prese la sua lancia e uscì.