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PANURGO. Fratello, noi siamo forastieri, legne non ne abbiamo; fate il meglio che si può. SPEZIALE. Cosí farassi. MORFEO. Va' via, parteti di qua. SPEZIALE. Che faresti se t'apportassi alcun male, che, apportandoti la sanitá, cosí mi scacci? MORFEO. Sia maladetta la sanitá che vien per tal via! SPEZIALE. Fratello, nessun male si scaccia con piacere. MORFEO. Mi fai del filosofo ancora.

Taccio io Lazzaro e molti altri da Cristo e da' suoi santi risuscitati, taccio altresí molti ciechi alluminati, taccio gli attratti dirizzati, taccio e' leprosi mondati, taccio finalmente tutti gl'infermi da lunghe e mortifere infermitati con la sola parola curati e a perfetta ed intera sanitá renduti, i quali tutti senza alcun dubbio ne mostrano la divina potenza e vertú.

Per sicurtá dell'uomo e del cavallo, oste, io non pago il conto senza fallo. Manderò poi fra quattro o cinque giorni a levare il cavallo ed il mio servo, ch'io prego Dio che in sanitá ritorni. Il mio dovere a quel punto riservo. L'oste guardava quegli abiti adorni; per soggezion gli tremava ogni nervo: disse che avrebbe perduta la vita, prima che uscir dagli ordini due dita.

Essi vogliono che la filosofia abbia cacciate le muse poetiche da Boezio, come femmine meretrici e disoneste, e i conforti delle quali conducono chi l'ascolta, non a sanitá di mente, ma a morte. Ma quel testo, male inteso, fa errare chi reca quel testo in argomento contro a' poeti.

E come questo mandato gli fosse, piú distintamente si mostrerá nel canto seguente. E, percioché, come noi per esperienza veggiamo, coloro i quali delle infermitá si lievano, esser deboli e male atanti della persona; cosí creder dobbiamo esser l'anima, la quale dalla infermitá del peccato levandosi, s'ingegna di tornare alla sua sanitá.

Con le lagrime e sudori ugnevano le piaghe de' proximi loro, cioè le piaghe della colpa de' peccati mortali, unde ricevevano perfecta sanitá, se essi umilemente ricevevano cosí facto unguento. Repetizione in somma del precedente capitolo; e de la reverenzia che si debba rendere a' sacerdoti, o buoni o rei che siano.

Alcuna volta è particulare, ché quando levo una cosa e quando un'altra: o della sanitá, o de' figliuoli, o ricchezze, o stati, o onori, secondo che Io, dolce medico, vego che è di necessitá a la vostra salute, e però ve l'ho date.

LARDONE. Lo fo accioché il vino cali a poco a poco; e quel «glo glo» son le trombette, i pifari e i tromboni con i quali io l'onoro. Questo come si chiama? CAPPIO. Malvasia. PEDANTE. Lascia questo, ché il nome t'addita che è malvaggio. LARDONE. Anzi il contrario; ché «malvasia» non dice che sia malvaggio, ma dice: «mal, va' via», perché egli ti pone la sanitá nel corpo. E questo? CAPPIO. Lacrima.

Ho preso tanta paura che non sará ben di me tutto oggi. BALIA. Cosí ti dispiacciono le donne, eh? che maggior piacer si può trovare che star con una donna bella come un agnolo? MASTICA. Se tu avessi detto «come un agnello», aresti detto assai meglio, ché questo ti pone in corpo la sanitá, non ne la cava, col tempo ti viene a noia.