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Uno di questi foglietti così diceva: «Non prestar fede al generale Salimbeni». Un altro ancora proclamava: «Governo, ve fidè del generale Salimbeni, Recordève del Carmagnola». Un terzo riproduceva il rozzo disegno di una forca, con la scritta: «Per il general Salimbeni». Un ultimo infine insinuava: «Il tenente generale Salimbeni è giacobino coi figli ed adora solo l'oro,

Il gobbo aveva riso cogli altri, ma pareva più ridere del loro riso che dei loro discorsi. Qualche volta nelle pose della bufera bacchica, insinuava un frizzo salato corbellando le tardive effervescenze degli interlocutori, con frasi brevi, sugose, che andavano diritte alla mira. In mezzo alla volgarit

È un oggetto per V. E., insinuava il De Carlo. Inutili le vostre offerte, rispose la principessa, ho deliberato non comprar più gioielli: ne ho gi

Ma pure, insinuava il dottore, deve essere avvenuta qualche infrazione al metodo regolare di vita. Sicuro, rispose Veronica, dopo cambiato l'orario del coro, Monsignore non è stato più bene.

Il brulichìo indistinto della natura era un narcotico. Sul loro capo, le tortorelle, poco pudiche e poco intimorite, ricambiavano dei lunghi, lunghi baci. La freschezza soave ed imbalsamata insinuava il languore. Il duca si assise a fianco di Bianca. Ella impallidì. La sua respirazione divenne a balzi. Le sue labbra si scolorarono. Le sue narici si dilatarono.

Don Giacomo stringeva quanto più gli era dato le labbra, e la pelle delle guance insinuava fra i denti, sicchè ne aveva la bocca piena di sangue; e ciò faceva per non gemere. Ma giù dalla fronte grondava il sudore a pioggia, i capelli dritti come istrice, convulso tutto, singhiozzava talvolta, ma non gemeva.

Fausto insinuava, quando poteva farlo, qualche parola tra scherzosa e seria, che turbava la Contessa: qualche volta era lei che la provocava ed era lui che si turbava.

Tutti i redattori accaparrati dal Rosati per La Stampa, col patto di rimanere per il momento al loro posto e stare zitti, parlavano del giornale e del principe con molta simpatia; gli altri, che speravano di trovare lavoro, di veder migliorate le loro condizioni, di essere accaparrati, chi come cronista drammatico, chi come cronista musicale, o che avevano un romanzo da vendere, approvavano l'impresa di don Pio, e Fabio approfittava di quelle buone tendenze dei giornalisti, invitava a colazione o a pranzo ora questo ora quello, e intanto parlava della elezione del principe, insinuava che l'appoggiassero, paralizzava gli attacchi ed era beato per quell'aureola d'influenza acquistata a un tratto e per le diecimila lire guadagnate sul contratto di vendita della Stampa, di cui un migliaio aveva imprestato ai nuovi colleghi con molto accorgimento.

Non contento di Parma e Piacenza, poco dopo il Papa armeggia per procurare al medesimo suo indegno figliuolo la duchessa di Milano, e sottilmente arguto insinuava pei suoi negoziatori a Carlo: «a te disdice chiamarti conte, duca, e principe, Cesare sei; non le molte provincie, ma i grandi vassalli hanno da formare la tua forza: dacchè mettesti le mani sul Milanese non godesti un'ora di bene; che tu lo renda al Re Francesco non si consiglia, però che questi dopo il primo pasto avrebbe più fame che pria delle terre italiche; ma anco lo devi serbare per te, considerando come cotesto acquisto ti abbia fruttato nemici molti e poderosi, i quali ti stimano insaziabile dei domini altrui: se vuoi, che il mal sospetto cessi, fa una cosa, d