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Una moltitudine brulicante, agitata dal timore, dalla speranza, da tutti insieme gli affetti che commovono gli animi semplici e forti, stava in quel raccolta nel secondo cortile del vecchio palazzo del Comune, che fu, al tempo dei duchi, stanza del Carmagnola, poi divenne il Broletto nuovo, e conserva tuttavia codesto nome.

Carmagnola è battuto a Soncino, lascia battere senza muoversi l'armatetta veneziana sul Po presso a Cremona, e riposa il resto di quell'anno.

Il Manzoni Poeta drammatico. Un psicologo troverebbe argomento di uno studio molto importante, esaminando in qual modo la mente del Manzoni abbia potuto, nel 1815, scrivere, dopo il Carme In morte dell'Imbonati, una Canzone stentata e rettorica, e poi rivelarsi di nuovo, con insolito splendore, nei Cori del Carmagnola. Ma converrebbe pure che fosse aiutato, in questa indagine, da qualche indizio biografico. Ora la biografia manzoniana dal 1810 al 1818, o tace intieramente, o ci dice soltanto che il Manzoni in quel tempo rimase sotto la disciplina religiosa di monsignor Tosi, scrisse alcuni Inni Sacri e s'occupò d'agricoltura. È troppo poco per ispiegarci la singolare, quasi febbrile e potente operosit

Poco, lo ripeto, sappiamo, pur troppo, della vita del Manzoni in quegli anni che corsero dal suo matrimonio alla pubblicazione del Conte di Carmagnola e dell'Adelchi; ma forse non andremmo troppo lontani dal vero, supponendo che alcun grande dolore abbia agitato l'animo del Manzoni nel tempo, in cui, venduto il Caleotto, egli scrisse le sue tragedie ed incominciò il proprio romanzo. Vi sono versi che non si possono scrivere altrimenti che sotto una impressione molto viva e dolorosa; ed i versi che ho citati, mi fanno dubitare che il Manzoni abbia desiderato in quegli anni prender parte a qualche congiura politica, che, per una recrudescenza d'amor patrio, abbia corso qualche gran rischio e temuto assai per la propria famiglia e siasi poi sentito accusare di qualche debolezza: la malattia nervosa che lo visitò, appena terminata la sua tragedia, le varie ciarle alle quali diede occasione il suo ritorno a Parigi, hanno forse qualche relazione con alcun fatto che ignoriamo, ma del quale potrebbe darsi che si trovassero indizii ne' suoi scritti di quel tempo. Fu caso fortunato che i componimenti del Manzoni cadessero sotto gli occhi del Goethe, ma non gi

Dopo le Speranze d'Italia lesse una raccolta di poesie patriottiche, del Berchet, del Foscolo, del Manzoni. Imparò a mente i cori del Conte di Carmagnola, e la sera li ripeteva tra nel silenzio del dormitorio buio, e si addormentava mormorando con fervore quei canti di guerra. Erano le sue preghiere.

Era uso tra quei venturieri che giá si battevan con riguardi, e finirono con non ammazzarsi; ma i veneziani non l'inteser cosí, e incominciarono da quel a tener in sospetto il Carmagnola. Fecesi la pace ; rivolsersi i condottieri del Visconti a Toscana, ma non ne riuscí nulla; riaprissi la guerra nel 1431.

S'ei non potesse Tutto staccare il suo pensier da un trono Ch'egli alzò dalla polve?... Un Duca ardente di conquiste, inetto A sopportar d'una corazza il peso, Che d'una mano ha d'uopo e d'un consiglio, Al Condottier lo chiede, e gli comanda Ciò ch'ei medesmo gl'inspirò. MANZONI. Il Conte di Carmagnola. Att.

E il fatto sta, che in questo nuovo secolo escon fuori parecchi piú o men puri, ma certo splendidi nomi politici e militari: Francesco Sforza, il Carmagnola, Cosimo e Lorenzo de' Medici, Niccolò V, Pio II, Alfonso il magnanimo, indubitabilmente superiori ai nomi politici del secolo precedente.

Ferdinando fu mantenuto dalla sapienza politica dello Sforza e di Cosimo de' Medici, che non vollero introdurre un nuovo straniero in Italia; ma si deturpò peggio che mai colle vendette, e col tradimento che fece a Iacopo Piccinino, accarezzandolo, traendolo a , ed uccidendolo, a modo di Venezia con Carmagnola . Pochi mesi addietro era morto Cosimo de' Medici il gran cittadino di Firenze, il grande autore e conservator della pace in sua cittá e in Italia.

Ma, in pari tempo, nelle parole che Marco rivolge all'amico suo il Conte di Carmagnola, ritroviamo la prudenza manzoniana; si direbbe che Marco sostiene presso il Conte quella parte medesima che il Fauriel presso il Manzoni; è l'amico Fauriel, al quale la tragedia è per l'appunto dedicata: ...... Consiglio Di vili arti ch'io stesso a sdegno avrei, Io non ti do, tal da me l'aspetti; Ma tra la noncuranza e la servile Cautela avvi una via; v'ha una prudenza Anche pei cor più nobili e più schivi; V'ha un'arte d'acquistar l'alme volgari, Senza discender fino ad esse; e questa Nel senno tuo, quando tu vuoi, la trovi.