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«Poeta e scrittor di musica sulla scena paiono un magro e rannicchiato cliente, accanto al giovenalesco Matone, pingue causidico, riempiente la sua lettigaL'abate guardò i due interlocutori per sorprendere sui loro volti l'effetto del suo ingegnoso e pomposo paragone.

¹ L'autore nel dar contezza di questo colloquio si è, giusta ogni apparenza, consigliato con l'imaginazione; chè non è a credersi abbia alcuno dei due interlocutori narrato a lui o ad altri, che nel potessero ragguagliare, le cose dette in quella congiuntura. Spaziando nel campo delle probabilit

Checchè ne sia di ciò, l'abboccamento di Leonardo Bollati e di Gasparo Rialdi aveva avuto per effetto di lasciar uno dei due interlocutori sbigottito, l'altro nauseato. Ma se lo sbigottimento rendeva Leonardo più malleabile, la nausea rendeva Gasparo meno acconcio che mai al suo ufficio di negoziatore. Egli si trovava, del resto, in una singolare condizione di spirito.

Alla Teresa, ch'era naturalmente in sospetto, pareva che nel linguaggio de' suoi interlocutori vi fossero dei sottintesi, delle reticenze: le pareva che le loro labbra si atteggiassero a un sorriso malizioso, quasi a dire: Lo sappiamo che i ristauri non erano che una scusa, lo sappiamo per quali ragioni vi siete trattenuta a Venezia.

Ha finito la sua miserabile esistenza. È morto a Sidney, in un ospitale di suore francesi, dieci mesi sono. La notizia della sua morte deve aver portato un ultimo colpo sulla salute malferma della sua sfortunata figliuola. Poveretta, poveretta! sclamò la signora Chiara con accento commosso. E un improvviso silenzio si fece fra i tre interlocutori di quella scena.

Ugo incominciò ad afferrare queste sole parole: .... quello che dite voi è un cavaliere valoroso. Ma l'altro è da sgozzare. Avvicinandosi i due interlocutori, Ugo rattenne il fiato: e sentì distintamente il colloquio: ed eccolo: Chi disse che Ugo era morto per ferro, chi per sasso. E compare a menar così la scure, rompendo l'uscio della cappella, una cosa sacra. Perdono d'Iddio!

Questa educazione morale, sulla quale torneremo or ora, è un mezzo di riuscita molto più sicuro che non il rimedio fisico adoperato da un timido degno di passare alla storia. Costui ricorreva... alla cocaina. Siccome la cocaina ha la virtù di rendere l'occhio momentaneamente immobile, così egli ne prendeva una buona dose per poter guardare in faccia i proprî interlocutori e non esserne sgominato!

Passò in questo modo buona parte del tempo, e non pareva che in quella notte si avesse a dare, come soleva il costume, qualche trattenimento di musica o di poesia, quando i nostri tre interlocutori videro che s'erano stipate molte persone intorno a Lodovico Ariosto, e persistessero a pregarlo di cosa di cui egli si schermisse. Ciò di fatto era vero.

Il gobbo aveva riso cogli altri, ma pareva più ridere del loro riso che dei loro discorsi. Qualche volta nelle pose della bufera bacchica, insinuava un frizzo salato corbellando le tardive effervescenze degli interlocutori, con frasi brevi, sugose, che andavano diritte alla mira. In mezzo alla volgarit

Eppure, signor sindaco, è la legge che parla, e contro la legge... Una delle due: o Don Luigi cede alle buone o sacram... Il campanello dell'elevazione gli tappò la parola in bocca. I due interlocutori s'inginocchiarono e si diedero a battersi il petto. Il sindaco con colpi sonori, il farmacista accennandoli appena.