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Ora, il Virgilio di questo mondo sotterraneo è il De Rossi, l'epigrafista dottissimo; e, rileggendo i versi della Gnoli, io ricordo con piacere l'escursione che nelle catacombe feci con la poetessa, l'improvvisatrice napoletana Giannina Milli ed il De Rossi che ci guidava. Hierusalem civitas et ornamentum martyrum Domini è il motto della poesia, tolto da un'iscrizione del III secolo.

La Gnoli fa seguire immediatamente alla Notte delle catacombe, l'Inno di Omero al Sole, e ci libera dal brivido delle catacombe con la contemplazione della Fonte di ogni luce e di ogni intelletto. In questi canti parla una spirito religioso; e sembra davvero che la Gnoli eccella specialmente nella grande lirica contemplativa. Ella tentò, con minor fortuna, il dramma lirico con Torquato Tasso a Sorrento. Ma questo genere melodrammatico non era più tollerato; il Pastor Fido e l'Aminta non ci fanno anch'essi più veruna impressione. Il melodramma può ancora avere un valore ed un contenuto artistico, quando è trattato con abilit

Feriti gravemente: Nino Bixio, Goffredo Mameli morto in seguito alla ferita, Strambio, Duzelisiana, Binda, Ricci, Marocchetti, Bassini, Frattini, Grattigna, Sartorio, Boldrini, Bignami, Mambrini, Zanetti, Magni, Zanucchi, Tassoni, Gnoli, Zuccal

Non sarebbe possibile paragonare le poesie della nuova poetessa romana con i canti di Vittoria Colonna, tanto più perchè la giovane signora Gnoli non ha voluto seguire nessun modello, ma aprirsi una via personale e quella percorrere senza esitazioni. Ed è riuscita.

Don Giovanni è insieme mecenate e poeta, ed esser mecenate nella Roma d'oggi è grandemente più utile che esser poeta. La giovane scuola dei poeti romani, confortata ed aiutata da lui, gli si raggruppa intorno come libera accademia per reciproco incoraggiamento ed emulazione. Nomino solo gli ingegni più originali, personali e indipendenti: Fabio Nannarelli, Ignazio Ciampi, Paolo Emilio Castagnola, Giambattista Maccari, e la poetessa Gnoli. Questa scuola ha fondato un organo proprio, sotto gli auspici di Torlonia, che promette di aver una parte non indifferente nella letteratura di Roma. Si chiama «La Strenna Romana». Si chiama Strenna in Italia quel che noi chiamiamo Musenalmanach. Questa Strenna uscì la prima volta, a cura del Torlonia e del Castagnola, il primo dell'anno del 1858. Conteneva poesie e prose varie; fra l'altro riproduceva un frammento della Cronaca di Viterbo di Nicola della Tuccia, fatta stampare dal Ciampi. Questa miscela di poesie liriche e di scritti storici non è da lodarsi, ed io esprimo ai miei amici di Roma il desiderio di veder presto la parte poetica separata e pubblicata in volume a . Questa promiscuit

Teresa Gnoli, romana, le cui poesie adornano l'Almanacco Poetico, possiede un vero talento poetico, un profondo e pensoso sentimento che si esprime in belle forme. La sua Musa è patriottica e fra gli uomini porta, in nome delle donne della sua terra, il suo contributo alla civilt

Don Giovanni Torlonia indirizza, in una delle sue poesie, questi versi alla signora romana Teresa Gnoli: E delle idee germaniche Seguendo il volo libero, sublime, Prendi soggetto alle tue nuove rime.