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CRICCA. Ma il punto sta e l'importanza del negozio in saper fingere il colerico, la stizza e il disgusto, e gridar alto e terribile. PANDOLFO. Lascia fingere a me, e se nol faccio naturale, mio danno, cinquecento ducati. Cacasangue! mi farò uscir i gridi fin dalle calcagne; ma bisogna che tu m'aiuti a dar ragione.

Oimè, che son fuor di cervello: non so chi sia stato, chi sia, chi debba essere. Son dispettoso, colerico e disperato: dubito che non s'apra la terra e m'inghiottisca, so come mi sostegna. Son odioso agli uomini e a Dio, so se viva al mondo uomo di me piú disgraziato.

TRINCA. Sguazzarai come un cavallo per un pantano: il mio padrone sta irato teco. GULONE. Scusa di mal pagatore: perché l'ho maritata la figlia, per non darmi la mancia, finge il colerico. Questo è il frutto dell'obligo? Va' e stenta tu. Io vo' che mi faccia il beveraggio bonissimo. TRINCA. Ha promesso farti buttar in un fiume, ché beva benissimo. GULONE. Che ha egli meco?

Questo modo è precipitoso, questo non è buono; qua ci va la conscienza, qui la riverenza: voi quello che potete, non volete, e quello che non potete, volete. Ne avete poca voglia. A dio. PIRINO. Oh, come sei colerico! stammi allegro, che ad un ammalato è gran refrigerio aver un medico allegro. FORCA. Voi sète un ammalato troppo pusillanimo e disobediente; non volete sorbir le medicine.

CRICCA. Quando egli verrá fuori per avisarci che il vignarolo è trasformato, io lo tratterrò ragionando meco; voi entrate in camera e nascondete alcuni vasi di argento, e poi venite fuori colerico e irato, gridando che vi sono stati tolti gli argenti.

ATTILIO. Non ho visto al mondo piú colerico uomo di te, che avendoti detto, burlando, che ti voleva spianar le spalle, te l'hai preso da dovero. Se ben mostrava colera fuori, burlava dentro. Io offender te, che sei tutto il mio bene? TRINCA. Ho da servirvi nelle cose oneste, no nelle scelerate.

Vo al dottore per desinar con lui, e mi dice che sta colerico, perché la sua innamorata ama altri e sta inferma. Vo in casa di un altro, e trovo la casa piena di pianto, ché vi si facea il mortorio. Fui forzato andare ad un certo che avea abbandonato, perché non avea piú succo perché noi siamo come i pidocchi: quando non avemo piú sangue da succhiare, l'abbandoniamo; e disse che mangiava altrove.