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La prima volta che nella scrittura si parla di medici rofeím, è in un versetto del Genesi ove è detto che essendo morto Giacobbe, «Giuseppe ordinò ai suoi servitori i rofeim d’imbalsamare suo padre». Ma convien notare due cose: La prima che non è detto che Giuseppe abbia mandato medici a visitarlo malato; la seconda che in tutta la Genesi, non v’ha altra parola riguardante i medici e le medicine; quantunque si parli bene spesso di malattie come quelle che afflissero Faraone, Abimelecco, Isacco, Rebecca e alcuni altri ragguardevoli personaggi.

La Dio mercè, del resto, in forza di medico e medicine pronte ed indovinate, e la costituzione sana dell'ammalata, fu operato il miracolo, non solo della guarigione, ma della sollecita guarigione. Quanti sospiri e quali veglie in quegli otto giorni, nella famiglia Blandis! E quanta gioia per la ricuperata salute della cara sorella Elisa.

Non c'è ragione, disse Nullo alla testa delle guide, che i nostri malati rimangano senza medicine e noi senza prosciutti. E un soldato: Andiamo a pigliarceli. E più voci: Andiamo.

L'educazione... interruppe con voce tonante il professor Gianlucardi che aveva il difetto d'interrompere sempre e quello di stemperare un'idea in un lago di parole: l'educazione... e continuò così a lungo che io credei volesse affogarmi in uno di quei trattati di educazione a regole stabilite, applicabili in tutti i casi, come le medicine delle quarte pagine dei giornali. Quando il professor Gianlucardi, pensai, sar

Eppure questo libro non poteva scriverlo. Avrebbe avuto bisogno di sei mesi di quiete, per dedicarsi ad esso solo, per lavorarvi con tutte le forze, senza occuparsi d'altro, senza pensiero del domani. Ed in questi sei mesi come si sarebbe vissuti? Morendo? Il padrone di casa doveva essere pagato, si doveva pranzare la mattina e cenare la sera; la madre spesso avea bisogno di medicine, di buon vino, di una serva che le togliesse dalle spalle il grosso delle faccende domestiche. Forse in quei sei mesi il pubblico avrebbe dimenticato il giovane autore, forse egli non avrebbe più trovato un editore, forse il libro non avrebbe trovato neppure un tipografo: come scrivere con la prospettiva della miseria, del freddo e della fame? Si ha un bel dire che le difficolt

Questo modo è precipitoso, questo non è buono; qua ci va la conscienza, qui la riverenza: voi quello che potete, non volete, e quello che non potete, volete. Ne avete poca voglia. A dio. PIRINO. Oh, come sei colerico! stammi allegro, che ad un ammalato è gran refrigerio aver un medico allegro. FORCA. Voi sète un ammalato troppo pusillanimo e disobediente; non volete sorbir le medicine.

E noi verremo di notte, non dubitate. Ma intanto seguite il mio consiglio, buon nonno; fino a tanto che il mio medico non vi abbia veduto, non prendete nessuna di queste medicine che vi si d

O voi, che con medicine cercate fuggir la morte, venete a scambiarla con la mia vita; ché, quanto piú chiamo la morte per rimedio de' miei mali, ella da me piú s'allontana. Che sia maladetta l'ora che nacqui, maladetto chi mi pose nella cuna, e maladetto chi mi diede il latte che bevei!

Nei momenti in cui la febbre non gli offuscava la mente, il Piemontese seguiva con sguardi pieni di gratitudine Cardello che preparava la vescica di gomma col ghiaccio, le lenzuola da ricambiare, e badava a fargli prendere le medicine o ad apprestargli le limonate. Sorridendo, gli diceva: Povero Calogero! Povero Calogero!

Ci avviciniamo al cadavere. Non si può resistere dal fetore. Dal naso esce una materia verdastra e delle grandi bolle che scoppiano emanando un odore di putrefazione avanzata. Il maggiore dice gravemente: L'uomo ha trovato due sole medicine: il chinino per la malaria e il mercurio per la sifilide.