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TRINCA. Sguazzarai come un cavallo per un pantano: il mio padrone sta irato teco. GULONE. Scusa di mal pagatore: perché l'ho maritata la figlia, per non darmi la mancia, finge il colerico. Questo è il frutto dell'obligo? Va' e stenta tu. Io vo' che mi faccia il beveraggio bonissimo. TRINCA. Ha promesso farti buttar in un fiume, ché beva benissimo. GULONE. Che ha egli meco?

Una... due... tre sorsate di vin denso!... Ch'io beva, ch'io beva ancora, prima di riprendere il vasto fiato del mio canto!... I bei Tramonti dagli artigli d'oro e dalle criniere di fiamma, i Tramonti accosciati sulla soglia degli orizzonti come leoni dalle fulve zampe distese, lungamente straziarono la mia carne adolescente.

Il giovine accostò la fiaschetta alle labbra e bevve un sorso di rumme, che gli bruciò il palato. Ne beva un altro poco; soggiunse il Priore, notando la smorfia del bevitore novellino. Similia similibus curantur; è medicina omiopatica. Vedr

Tocchi dunque! diceva quindi con voce concitata il dottor Topler: beva dunque! Non potevo vedere a chi parlasse; ma non era difficile immaginarlo. Dio, come Violet doveva soffrire, com'era doloroso e dolce per me di sentirlo! Scrissi presto i versi cui nessuno poteva intendere tranne lei. Si volle ad ogni modo che io li recitassi; si era curiosi della loro musica.

Avevo ripetuta la parola santa: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice». Bisogna dunque che lo beva? Costanza. E bisogna che io beva la mia parte: tutta la feccia. Mortella.

Il signor Commendatore non potè in quel punto trattenersi dal ridere sotto i baffi, parendogli che nella cadenza il suo Mefistofele avesse una stecca falsa. C'è un po' di ruggine in gola; che vuole? non sto in esercizio; ripigliò quell'altro, che notava ogni cosa. Orsù, dunque, e beva caldo.

Goccelino spinge il vecchio ad urtare di capo nel suolo ed esce, e fugge. Consentite intanto un momento, belle dame, che io beva un gocciolo per inumidirmi il gorgozzule, poi ricomincio. Ito è così, e va senza riposo Poi che morì: cotal moneta prende. A soddisfar chi è di l

Di villa egli è, ma il capo non gli frulla, ne sa quanto un Macope ad una cura, perché l'arte sapea di non far nulla e di lasciar l'imbroglio alla natura. Tocca il polso, l'orina vuol vedere, e poi dice: Ha la febbre il cavaliere. Diman verrò, vederem, penseremo; non mangi, e beva generosamente. Marfisa al suo partir diceva: Fremo; costui è un asin risolutamente.

Nobilmente parlate, messere; disse a lui di rimando il Fregoso; capitano dell'esercito genovese, io ricorderò queste vostra parole. Ed ora, signor marchese, alla sorte delle armi! Le cortesie del commiato rasserenarono il volto di messer Pietro Fregoso. Del resto, quella bisogna era fornita, ed egli facea ritorno, come suol dirsi, nella sua beva.

Comunque sia, eccolo con un monte di faccende sulle spalle. È consigliere di tutto un po' ed ha mano e voce in una dozzina di commissioni, l'una più utile dell'altra al buon andamento della cosa pubblica, il cui intento, chi nol sapesse, è di andare alla peggio. L'avvocato consigliere è proprio nella sua beva, e, non c'è che dire, trova tempo a far tutto, a pensare, a ricordarsi di tutto. S'intende che non ne ha per leggere un bel libro, e meno ancora per dettarne de' suoi. Dio buono, e come avrebbe a fare, con tanta roba alle mani? Gi