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MINIO. E sapete ch'ella è bella? ché, quando va al letto, ogni sempre dorme con meco ed è bianca e roscia. PRUDENZIO. Orsú! non piú. Torniamo dentro. RITA. Caminamo, de grazia, Ceca, sorella, ch'ell'è tardo; e so che si lamentará di me c'ho temporeggiato troppo al ritornare. CECA. E che si lamenti. E poi è ella frettolosa che vogli esser servita presto?

Non ho fallato; ho bisogno di parlare al vostro signore. Non si hanno ancora gli ordini dell'Illustrissimo, questa mattina. Andate a domandarglieli. Non si usa, signor curato, o quel ch'ell'è: ripigliò quel zotico, senza pur muoversi dallo scanno su cui stava a cavalcione.

Ma, se questo sciagurato me ssi rintoppa innanzi, gli vo' dir quattro parole a mio modo e avvertirlo che si rimanga di andargli, ogni notte, a cantar all'uscio, se non vole ch'io li armi le schiene di bosco. O Rufino! Non odi? RUFINO. Signore, che volete? CURZIO. Chiama qui fuori Trappolino. Spedisciti, ch'ell'è tardo. Idio, aiutami in tanta necessitá in quanta ora me trovo.

CECA. E perché? chi è? RITA. Non vedete ch'ell'è Curzio, el mio patrone? CECA. Dite el vero. Leviamoci presto de qui. CURZIO. Quanta gioia, quanto piacere io sento, pietoso Amore, nol posso dire: ché, di me non obliandoti, nel mezzo di cotante miserie, di me sei stato ricordevole; di sorte che la mia donna, mossa a pietá, con darmi speranza di futuro bene, adolcisce l'amare mie angosce.

Io mi godeva l'aspetto della donna dell'anima mia; e tu che bisogno avevi, o crudele, di farmi avvertito ch'ell'è una pittura? I lamenti di Dushmanta sono interrotti da alcuni ministri reali, che vengono ad interrogare la volontá di lui intorno a cose pubbliche di gran momento. Chiamato ad esercitare l'ufficio regio, il re raccoglie l'animo ed emana decreti savi.

59 Lontan si vide una muraglia lunga che gira intorno, e gran paese serra; e par che la sua altezza al ciel s'aggiunga, e d'oro sia da l'alta cima a terra. Alcun dal mio parer qui si dilunga, e dice ch'ell'è alchimia: e forse ch'erra; ed anco forse meglio di me intende: a me par oro, poi che risplende.

In una delle sue corse alla ventura, mentre costeggiava il Po, ascoltò di sotto un macchione uscire un fischio come d'uomo che chiami: s'accosta: era un barchettajuolo, il quale sommessamente gli chiese: Vuol forse passare, signor cavaliere? Perchè cotesta domanda? Oh la si lasci servire. Conosco ai panni ch'ell'è un milanese. Se n'ho passati queste settimane

Ed io, per me, se, come son donna, fossi un uomo e potesse, faria le pazzie. FULVIA. Tu sei molto furiosa da poco tempo in qua. RITA. Madonna, pregamo pur Iddio che la Ceca... FULVIA. Chi Ceca? RITA. ...la serva sua, facci qualche cosa di buono. FULVIA. Oh! Ben fará, : ch'ella è savia e lui ne ha voglia. Ma cominciamo, ch'ell'è tardo.

si` che, veduto il ver di questa corte, la spene, che la` giu` bene innamora, in te e in altrui di cio` conforte, di' quel ch'ell'e`, di' come se ne 'nfiora la mente tua, e di` onde a te venne>>. Cosi` segui` 'l secondo lume ancora.

si` che, veduto il ver di questa corte, la spene, che la` giu` bene innamora, in te e in altrui di cio` conforte, di' quel ch'ell'e`, di' come se ne 'nfiora la mente tua, e di` onde a te venne>>. Cosi` segui` 'l secondo lume ancora.