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ARPIONE. Che cosa è fede? la prima cosa che tu ci insegnassi, fu che sbandissimo da noi la fede; mai l'abbiamo conosciuta che cosa sia. ASTROLOGO. E la promessa? RONCA. Se le promesse non si osservano fra uomini da bene, con tanti scritti, testimoni e instromenti, come cerchi la osservanza della promessa tra ladri? ASTROLOGO. Mi son affaticato tanto oggi per guadagnare....

Trattavasi di un astrologo, che si spacciava anche per alchimista e gran fisico. Montato sopra una tavola ingombra di barattoli, era appariscente per la sua nera veste talare, listata di rosso col campo a stelle d’oro, pel suo alto cappello nero a guisa di cono, e per una gran barba che gli scendeva fino al petto. Con una bacchetta, che dicea misteriosa, accennava da prima un gran libro tenuto aperto nella sinistra, che vantava contenere i più rari segreti di quel celebre Zoroastro, inventore dell’arte magica. Ivi, secondo il sistema di Tolomeo, erano delineati i pianeti: ed ei ne dava ad intendere le virtù e gl’influssi sopra il globo terraqueo (immobile, com’ei diceva) e sopra gli uomini: potere ed influssi comunemente creduti anche dai più colti di quell’et

PANDOLFO. È giunto qui un astrologo che transforma gli uomini in altre persone. Se tu vuoi lasciarti transformare in un mio amico, ti lascio tre annate dell'affitto che mi rendi della tua villa. VIGNAROLO. E se mi transformo in un'altra persona, che mi servirá quell'utile? lo farai a quello, non a me. PANDOLFO. Tu non sarai transformato se non per ventiquattro ore, e poi ritornerai come prima.

È comune dettato che quando vuol far tempesta, gli uccelli di malaugurio non mancano. Sinistro infatti era il ritorno di quel Nuto in Pistoia sul cominciar dell’assedio. Non senza un perchè da astrologo che v’appariva, si era infinto di nuovo della persona, senza barba, col saio e il cappuccio del popolano. Abboccatosi notte tempo col Fortebracci, lo aveva trovato disposto non solo a ciò che l’altra volta gli proponeva, ma di parte Nera decisa, e bramoso non d’altro che di vendette. Per quanto costui si fosse mostrato piuttosto tepido e anche indifferente all’opinion generale, contrariando, prima per poco affetto di patria, poi per quello spirito d’opposizione propria di quei tempi e di que’ cittadini, e che suol mostrarsi più ostinata quanto più ingiusta; nessuno però fin allora avrebbe supposto in esso tanta perfidia: sicchè impunemente se n’era tornato in citt

PANDOLFO. Io vi prego, strapriego, arciprego, o mio negromantissimo astrologo, o mio astrologhissimo negromante, che prendiate di me calda e amorevole protezione; e in ricompensa vi darò questa catena d'oro che ho al collo, che vale scudi cinquecento. ALBUMAZAR. Non lasciarò far ogni cosa per aiutarvi. PANDOLFO. Vi raccomando il corpo e l'anima mia!

CRICCA. L'occasione avrei io caro d'intendere. PANDOLFO. ... È giunto in Napoli un certo todesco indiano di della Trabisonda, dalla fin del mondo, astrologo mirabile e negromante;... CRICCA. Come uno negromante vuole acquistar nome si finge di lontani paesi, come ne' nostri non vi fussero di simili animalacci. PANDOLFO. ... e chiamasi Albumazzaro metereoscopico....

E cosí conoscerai se sono buono o cattivo astrologo; e quando l'avrai scampata, allor schernisci me e la potentissima arte dell'astrologia. PANDOLFO. Padron caro, non mirate costui che è mezzo buffone, e però ha preso con voi questa confidanza. La prego per lo suo valore che non miri la costui pazzia; e rimediate se potete. RONCA. Ah, traditore, fermati, dove vai?

GUGLIELMO. Io non posso credere che cosí tosto crediate che sia vostro padre, perché tanti contrari eventi di fortuna mi fan chiaramente conoscere che mi conoscete per alcuni precedenti prodigi contro me. LELIO. Del tutto ne è stato cagione un astrologo. GUGLIELMO. Chi astrologo?

RONCA. Ma, per essere stato nostro maestro, vogliamo farti una caritá, darti tanto che compri un braccio di fune per strangolarti; over ponti la via tra piedi e scampa. ASTROLOGO. Bisogna pur che io me ne vada con Dio. ARPIONE. Se non ti par poco, va' con il diavolo ancora. ASTROLOGO. Ricordatevi della burla che mi avete fatto. RONCA. Ricordatene pur tu a cui si appartiene.

ARMELLINA. Non vo' andare in camera con i padroni; io ci andarei con il vignarolo, bene da solo a solo. VIGNAROLO. O fortuna traditora, o astrologo traditore, o padrone assassino, che mi avete fatto trasformare in un'altra persona; ché ora vorrei esser quel di prima e non ci posso essere!