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Trattavasi di un astrologo, che si spacciava anche per alchimista e gran fisico. Montato sopra una tavola ingombra di barattoli, era appariscente per la sua nera veste talare, listata di rosso col campo a stelle d’oro, pel suo alto cappello nero a guisa di cono, e per una gran barba che gli scendeva fino al petto. Con una bacchetta, che dicea misteriosa, accennava da prima un gran libro tenuto aperto nella sinistra, che vantava contenere i più rari segreti di quel celebre Zoroastro, inventore dell’arte magica. Ivi, secondo il sistema di Tolomeo, erano delineati i pianeti: ed ei ne dava ad intendere le virtù e gl’influssi sopra il globo terraqueo (immobile, com’ei diceva) e sopra gli uomini: potere ed influssi comunemente creduti anche dai più colti di quell’et

Ci fe' entrare nel suo appartamento; due stanze in tutto, arredate con una scenica parsimonia di molto buon gusto; nel salotto si vedevano parecchie di quelle enormi sedie ad alto schienale, che frequentano il palcoscenico di tutti i teatri dell'orbe terraqueo; nel mezzo una tavola rettangolare con un gran tappeto che ne copriva le gambe, da un lato una cônsole e dall'opposto lato un pianoforte; la sola differenza tra il salotto dell'ex-baritono, ed una sala riccamente addobbata con due porte laterali, era che in fondo invece d'un'altra porta si vedeva un caminetto, un vero caminetto, ed uno specchio, un vero specchio, con cornice dorata sovr'esso.

Veramente, nella libreria stretta e lunga come un corridoio spirava un filo di frescura, per un riscontro. La luce era mite. Un commesso dormiva in pace, su una sedia, col mento sul petto, all'ombra d'un globo terraqueo. Nessuno entrava. Il libraio aveva qualche lato ridicolo che mi divertiva, così bianchiccio com'era, con quella bocca di rosicante, con quella voce nasale. E in una quiete di biblioteca era assai gradevole sentir dichiarare con tanta sicurezza l'infermit

Le mosche non si quietavano. Facevano tutte insieme un ronzio irritante. Assalivano me, l'albino, il commesso addormentato sotto il globo terraqueo. Quanti anni aveva? chiesi io, sbagliando involontariamente il tempo del verbo, come se parlassi d'un defunto. Chi, signore? Filippo Arborio. Trentacinque anni, credo. Così giovine!

Il signor Tranquilli, mugnajo e sindaco del paese, nel salutare il nuovo ingegnere a nome dell'intera cittadinanza, gli aveva rivolto un discorso assai involuto, concludendo col dire che la miniera di Rignano, esercitata fin dai tempi mitologici, doveva, per merito suo, tornar ad esser la prima di tutto l'orbe terraqueo.