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Andate, ch'oggi ci rivederemo; ché vuo' dar conto a questi gentiluomini che m'han tanto favorito, di quanto è successo. PSEUDONIMO. A rivederci. PEDANTE. A rivederci.

Se di tutti li altri esser vuo’ certo, di retro al mio parlar ten vien col viso girando su per lo beato serto. Quell’ altro fiammeggiare esce del riso di Grazïan, che l’uno e l’altro foro aiutò che piace in paradiso. L’altro ch’appresso addorna il nostro coro, quel Pietro fu che con la poverella offerse a Santa Chiesa suo tesoro.

VIGNAROLO. Su, mano a' fatti, andiamo all'astrologo, ché voglio transformarmi. PANDOLFO. E vuo' che stii sempre tre mesi in letto e mangiar sempre maccheroni. VIGNAROLO. Se non basta transformarmi, disformami, reformami e conformami ancora. PANDOLFO. Io so che i baci che ti dará Armellina si udiranno un miglio. VIGNAROLO. Deh, andiamo presto, di grazia, ché io mi struggo, mi consumo e mi muoro!

E io a lui: «Dimostrami e dichiara, se vuo’ ch’i’ porti di te novella, chi è colui da la veduta amara». Allor puose la mano a la mascella d’un suo compagno e la bocca li aperse, gridando: «Questi è desso, e non favella. Questi, scacciato, il dubitar sommerse in Cesare, affermando che ’l fornito sempre con danno l’attender sofferse».

Cosi` la donna mia; poi disse: <<Piglia quel ch'io ti dicero`, se vuo' saziarti; e intorno da esso t'assottiglia. Li cerchi corporai sono ampi e arti secondo il piu` e 'l men de la virtute che si distende per tutte lor parti. Maggior bonta` vuol far maggior salute; maggior salute maggior corpo cape, s'elli ha le parti igualmente compiute.

Tu vuo' saper se con altro servigio, per manco voto, si puo` render tanto che l'anima sicuri di letigio>>. Si` comincio` Beatrice questo canto; e si` com'uom che suo parlar non spezza, continuo` cosi` 'l processo santo: <<Lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando, e a la sua bontate piu` conformato, e quel ch'e' piu` apprezza,

Ma dimmi la cagion che non ti guardi de lo scender qua giuso in questo centro de l'ampio loco ove tornar tu ardi". "Da che tu vuo' saver cotanto a dentro, dirotti brievemente", mi rispuose, "perch'io non temo di venir qua entro. Temer si dee di sole quelle cose c'hanno potenza di fare altrui male; de l'altre no, che' non son paurose.

Premio de l'opra mia non fia ricchezza, con imperio vuò solcare i mari, governar citt

Lo farò, , son risoluto. PANDOLFO. Sei risoluto? VIGNAROLO. Risolutissimo; ma avvertite che vuo' che mi promettiate far un altro piacere anco a me quando sarò in casa di Guglielmo. PANDOLFO. Ed a chi ho da mostrarmi cortese e amorevole se non a te che con ogni obbedienza dimostri servirmi, massime se per tuo mezzo conseguirò la mia Artemisia?

PANDOLFO. Eccomi e con la persona e con la robba per servirti e porre navi e cavalli per osservarti la promessa, e sarò tuo campione. VIGNAROLO. Su su, me ne son pentito: la cosa non può riuscire, resta per me. PANDOLFO. Che dici? che cervello è il tuo? VIGNAROLO. Orsú, voglio servirvi. PANDOLFO. E ti vuo' dar del mio ducento ducati piú di dote.