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Aggiornato: 23 giugno 2025
Ahi, figlia, ahi, cara figlia, essendo io falsamente informato che tu avessi fatto torto all'onor tuo, fu tanto l'impeto dell'ira ch'estinse l'affetto paterno e ti corsi col pugnale adosso. Tu pur volevi dir le tue ragioni, e la furia non me le fece ascoltare. Oh che bei doni maritali che ti portai! un pugnale. Oh che bel letto che ti apparecchiai! l'arca e la sepultura.
PILASTRINO. Hai detto assai: ma non t'intendo. CRISAULO. Ti farò sturare gli orecchi, per mia fé. Dico che omai le tuoi ghiottonarie sono scoperte e che, se tu non rendi a Girifalco la robba sua, ti vo' far pigliar io e darti a l'auditore. PILASTRINO. Oimè meschino! Questa è la colazion che mi volevi dare? Oh che nuova acerba!
Stavo appunto per mandarti a cercare e chiederti se volevi farmi compagnia. Che? come? farfugliò il Picchiasodo, inarcando le ciglia. Voi, magnifico messere? Sì, io. Che ci trovi di strano? Eh, mi sembra che ce ne sia la sua parte. Gli è un colpo ardito, quello che si tenta, con questi furfanti di tre cotte. E se ci andasse a male? Se quei di lassù stessero in guardia? Se fossero stati avvisati?
Com'è bello, osservò Bruno, il riflesso di porpora sul tuo vestito d'acciaio! Sembra che la tua anima proietti una luce. Ti ricordi il giorno in cui ho messo per te un abito simile a questo? domandò Nicla. L'ultimo giorno. E tu non volevi dirmi che lo avrei indossato per me. Io ne rimasi tanto mortificato.... Nicla rise. È vero, è vero! esclamò. Abbassavi il capo e mostravi il broncio.
Ognun si fugge per paura. O Sofilla! facchino! O Sofilla! facchino! Sí! Va', giungeli tu! El diavol non gli faria voltare in qua. Va', poi, impacciati con pazzi, tu! Va'! CALANDRO. Ah poltron Fessenio! Mi volevi annegare, eh? FESSENIO. Eimè! Eh! padron, perché mi vuo' battere? CALANDRO. Domandi perché, tristo, ah? FESSENIO. Sí. Perché? CALANDRO. Il meriti, sciagurato ribaldo!
CECA. Vieni; non dubitare: ché non ti fará male, no. IULIA. Giottone, ti credevi fugire, eh? E dove volevi andare, ch'io non ti trovassi? MINIO. Oimè! perdonatemi, mamma mia. CECA. Madonna, non piú, di grazia. Vanne dentro tu. MINIO. Oimè! Oimè! IULIA. Aspetta pur, ché queste non son nulla a rispetto di quelle che io ti darò. Vanne pur lá. CECA. Che cosa ve ha egli fatto?
«Se non volevi scrivermi d’altra cosa, dovevi però scrivermi di quel nemico degli dei che è Atanasio, tanto più che ti è noto ciò che, gi
Sono giunta stasera, rispose la duchessa appoggiando la mano breve e carnosa sulla spalla del figlio. La duchessa continuò: Non potevo star lontana mentre tu qui lottavi. Il mio appoggio non ti è mai mancato, e perchè volevi ti mancasse adesso?
Lasciami, te ne priego, far sí giusta vendetta e che tal peste togli a davanti a chi, non cognoscendo com'io fosse per essere ingannato... Lascia! lascia! ché questo non è 'l primo. Non ti varranno... COMPAGNI. Resta! resta! sta'! Tienlo. Non odi? Toglili quell'arme. E che volevi far? Poco cervello! Pórti con una... FILOCRATE. Lascia, oimei! ché vo' sfondar quell'uscio e le fenestre.
Diavolo... volevi che si sconciasse per sì poco uno che fu alla battaglia di Ravenna e di Novara?
Parola Del Giorno
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