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La generalessa e la Bertù gli avevano tolto il saluto; il Toscolano riferiva che il Vharè andava tutti i giorni a desinare a scrocco dalla Soleil; i due Lastafarda, quantunque gli facessero il bello sul muso, perchè avevano paura di buscarsi una sciabolata, ne dicevano di cotte e di crude sul suo conto.

Col cibo carne, vino, frutta si fomenta quel seminarium libidinis che è il ventre: e così l'abbate Giovanni si rassegna a morire per l'astinenza da ogni bevanda; S. Pietro d'Alcantara mangia pane muffito, erbe mal cotte e sparse di cenere o d'assenzio; Santa Caterina di Siena non beve acqua e mangia erbe crude soltanto; e i santi Giosafat Kuncewicz, Pantino e Paolo della Croce fanno di più, si estenuano con venti, trenta e anche trentatrè giorni di digiuno.

Il dottor Collini (lo diciamo ora, poichè ci viene in taglio) era un ambizioso di tre cotte, e della modesta sostanza che aveva ereditata dai suoi, si era giovato accortamente per frequentare i gran signori. Esercitava la medicina, nella quale era versatissimo e gi

Non vuole però armi da fuoco che tiran gente. La spada non fa mai troppo male e permette il più delle volte ai duellanti e ai padrini di rimanere a mangiare un'insalata e una dozzina d'ova sode cotte da Iside, la più seria ragazza che Dio abbia creato per imbrogliare i conti ai signori avventori.

Breve questa volta fu la discussione: gli accaniti farisei ne dissero di cotte e di crude, onde il povero governatore dovette comandar che G. C. fosse battuto con le verghe. Cresceva lo strazio della platea. Non un soffio, non un colpo di tosse, non un sospiro.

LECCARDO. Come dunque volea mangiarmele crude? bisognava che fussero prima cotte. Se volete indovinar, indovinate a voi stesso quanto desiate saper da me. DON FLAMINIO. Il malanno che Dio dia a te e alle tue chiacchiare! LECCARDO. Se non lasciate parlar a me prima, come volete che parli io? DON FLAMINIO. Parla in tua malora e finiscila presto! LECCARDO. Se non mi lasciate parlare, non finirò mai.

Saria manco male se spendesse o comprasse della robba, poi che vuol fare il grande. PILASTRINO. Oh! Di' ben forte che non v'è da mangiar; ma intanto cuoci quello che c'è. ORGILLA. Vien qua, vecchio insensato. Tu sai pur che costui non mangia rape cotte giá di tre di pan cotto minestra, come farai tu stamane; bee meschiati. PILASTRINO. Io mi turo gli orecchi.

Stavo appunto per mandarti a cercare e chiederti se volevi farmi compagnia. Che? come? farfugliò il Picchiasodo, inarcando le ciglia. Voi, magnifico messere? , io. Che ci trovi di strano? Eh, mi sembra che ce ne sia la sua parte. Gli è un colpo ardito, quello che si tenta, con questi furfanti di tre cotte. E se ci andasse a male? Se quei di lassù stessero in guardia? Se fossero stati avvisati?

AP. Simili certo; imperocchè, che differenza è a dire che la pelle de' buoi vada, e le carni mezze cotte mugghino, da quest'altra illusione che la pelle ravvolta del bue gi

Allora il prete ne tirò giù di cotte e di crude e, dopo aver esaurito i più grossi improperî del suo repertorio, conchiuse coll'affermare, compiacendosi nella parte d'uccellaccio di malaugurio, che gi