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Aggiornato: 13 giugno 2025


Quando la principessa alzava gli occhi sul Venosa, egli, timido come un fanciullo, abbassava i suoi. Essa sentiva sempre più l'ammirazione che gl'ispirava; sentiva che sarebbe bastato un suo cenno per attirarlo a , distrarlo da Diana, da Diana di lei più giovane, e di quanto! Ecco i trionfi che la inorgoglivano, che ella cercava, e si appagava d'accertarsi di poterli sempre ottenere.

Il Venosa avea molto pensato alla difficolt

E prendendomi per mano, continuava il Venosa, il mio vecchio padre mi affermò ch'egli avea lavorato molto, pensato molto, dacchè il giovane era in prigione, allo scopo di porne in luce l'innocenza.... Che era gi

Fra tali pericoli cresceva immacolato il candidissimo fiore della innocenza di Diana: il Venosa stesso però non si spaventava; conoscendone l'illibato, forte carattere, della corruttela ond'era attorniata e dalla quale sperava toglierla presto. Ma il marchese non voleva, come sa il lettore, tale unione: e Diana stessa avea provato verso il Venosa le punture della gelosia, della diffidenza.

Il Venosa provava un gran turbamento alle parole che Diana gli venia dicendo con forte commozione. Era essa una fanciulla esaltata, che immaginava pericoli ove non erano, con l'animo disposto a soavi tenerezze, che solo l'affetto di una madre avrebbe potuto soddisfare? Oppure, ella davvero si trovava fra gente trista, o spensierata, che non nutriva per lei alcun affetto?

E su tali argomenti si parlava anche nel salotto, ove il marchese Piero, Diana e il Venosa aspettavano la principessa, si accorgeano del tempo che passava. Diana stava attentissima: non perdeva una sillaba. Il marchese Piero insisteva nel dire che la famiglia degli Jannacone avea voluto tribolare in ogni modo i duchi di Mondrone e la loro gente.

Un uomo meno magnanimo si sarebbe dato per vinto; Manfredi, più che mai fermo contro la fortuna, si volse a Venosa, che rispettosamente lo raccolse. Era Lucera dei Saracini in podest

Ma oramai ella era abituata a ogni specie di adorazioni: e non le spiacevano neppure, appunto per l'ammirazione che avea di stessa, le più importune e volgari. Però, ad un tratto, dette in un piccolo grido. L'uomo, che l'avea affissata per tanto tempo, si alzava nel palco di terz'ordine e, alzandosi, inavvertitamente, avea lasciato cader un po' giù il mantello. Che ha V. E.? domandò il Venosa.

In fatti Diana avea nell'alto personaggio molta fiducia: si proponeva anzi aprirgli il suo animo perchè egli vincesse le resistenze del padre al matrimonio di lei col Venosa. E il personaggio avrebbe non pur agevolato, ma voluto tal matrimonio: domandava per alcuni dolci preliminari.

Un affetto misterioso, che non avea nulla di volgare, eccitava Diana ad amare la bella, elegante gentildonna. È così, avea detto un giorno, ch'io mi sono spesso figurata mia madre, che non ho mai conosciuto.... Il Venosa, mentre la principessa soccorreva Diana, era rimasto inoperoso. Che cosa egli poteva fare? Ritirarsi. E aspettava il momento opportuno.

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