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Un uomo meno magnanimo si sarebbe dato per vinto; Manfredi, più che mai fermo contro la fortuna, si volse a Venosa, che rispettosamente lo raccolse. Era Lucera dei Saracini in podest

«No, non ha vinto il Provenzale; egli ha varcato il confine, come il mercante che dal contado romano trapassa nel Regno: sieno esse queste le sue glorie! non gliene serbi il destino diverse! questo desideriamo, questo speriamo, questo con ogni intento nostro faremo. Esalti nella grossezza della mente la vergogna di fatta vittoria; a lui non concessero i cieli neppure il pudore, che non manca al ribaldo, di godersi in silenzio il frutto dell'infamia: certo, se così non vince, altramente non vince; conosce al mondo qual guerriero è costui: stanno in Egitto le memorie delle sue imprese, dove seppe ricomprare a contanti ¹ una vita che non aveva saputo spendere combattendo per Cristo. Oh! causa di Dio in quali mani affidata! Poco era il dolore dei Fedeli nel vedere il tuo santo sepolcro in mano dei cani, che tu dovessi aggiungervi il molto più grave di farti contaminare la venerata bandiera da cotesto masnadiero francese? Male si conquistano i Regni con le arti; cammino di sicurezza, bensì di vituperio, è quello del tradimento. Su la via che conduce alla reale Napoli ora sorge Manfredi, armato della spada dello Imperatore Federigo, preceduto dall'Aquila, usa per tanti anni di vittoria a riposarsi nel padiglione dei vinti, ricinto dai fedeli Baroni, che a palmo a palmo ricuperarono prima, e poi gli donarono il Regno. Diverse battaglie ti si apparecchiano adesso dalle tue provenzali: qui non sono vassalli difesi dalla sola innocenza, qui non Baroni tutelati dalla sola giustizia; certo, se queste sole ci assicurassero, ora noi ci daremmo per vinti; tu sei invincibile, e la gente lo sa, contro la innocenza: ma noi assicurano diecimila tra Pugliesi e Tedeschi, tutti i Saraceni di Lucera, mirabile quantit

«Quale è il vostro nome, bel Cavaliereinterruppe Carlo. «Giordano dei Marchesi di Lancia.» «Ebbene, bel Marchese di Lancia, tornate presto, e riferite al Soldano di Lucera, che noi non vogliamo con lui tregua pace, e che noi tra poche ore metteremo lui nell'Inferno, od egli metter

Diploma dato di Brindisi il 6 settembre tredicesima Ind. a Riccardo Milite e a' Saraceni di Lucera. «Per appagare il vostro desiderio vi diciamo esser giunti salvi in Brindisi, e soggiornarvi sani ed ilari; intendendo virilmente e potentemente alla confusione de' nemici e ribelli siciliani.

Si prepararono ancora molte macchine da guerra, delle quali par che fossero espertissimi i Saraceni della colonia siciliana trapiantata in Lucera dall'imperator Federigo, una o due generazioni innanzi quest'epoca.

Sorgeva un bel giorno: gran parte dei Saracini stava raccolta sopra le mura di Lucera a cantare il Salè della Nuba matutina, allorquando videro di lontano venire per la pianura quattro cavalieri armati di tutte arme. Giunti che furono a tiro di balestra, tre si rimasero, ed uno si avanzò a testa scoperta in segno di sicurezza, alzando la mano senza guanto per denotare la pace.

L'attestavano con sacramento per lo Iddio adorato da tutti gli umani, i Saracini stessi di Lucera; e chiedeano una volta qual fosse la diva, e più diceano, se non che surto un subito allarme dileguaronsi. Pertanto tenacissima surse in Messina, sprone a fatti più egregi, la fede di quest'aita soprannaturale della Vergin Madre, nella quale teneansi inespugnabili.

E Napoli fe' plauso al conquistatore: la ribellione, la rotta dello esercito, il fato del re, fecer piegare il resto di Puglia e di Calabria, e la Sicilia arrendersi; sol tenendo fermo que' Saraceni fortissimi in Lucera. Alla grossa partironsi i tesori del vinto, tra Carlo, Beatrice, e lor cavalieri: s'ebbono quei soldati di ventura, dignit

L'acquisto di Lucera mutò i destini di Manfredi; vi trovava infiniti tesori, i quali, diffusi con accortezza, gli produssero in breve un forte partito, perocchè in ogni tempo il danaro sia stato la prima provvisione per la guerra, e in ogni tempo si trovassero uomini i quali posero l'anima allo incanto pel maggiore e migliore offerente.

Ridusse i saracini, che pur rimanean numerosi in Sicilia, e ne trasportò i resti di qua dal faro, a Lucera e Nocera; dove stanziarono e fiorirono, e ond'egli li trasse sovente poi a guerreggiare contro ai papi e agli italiani, e ne fu odiato tanto piú.