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Lasciò la casa del marchese, ultima fra le invitate, affettando la massima disinvoltura. Salutò appena Diana nell'accomiatarsi: rivolse poche, sdegnose parole al Venosa, il cui amore per lei si era infiammato a cento doppii, dopo la improvvisa ripulsa della ragazza. La principessa tornò a casa e ricevette una notizia, che avrebbe dovuto aspettarsi, ma alla quale ormai più non pensava.

Voi dovete ubbidirmi: me l'avete promesso.... E vi ubbidirò, principessa! Dovete chiedere, senza indugio, la mano di Diana. Ma.... il Venosa esitava. Lo voglio io! aggiunse, imperiosa, la principessa e in tuono che lasciava a quell'uomo, ignaro della vita, molte speranze.

Pochi mesi dopo, Diana sposava il Venosa. Furon felici ed ebbero molti figli, com'è scritto in fine a certe novelle. Diana, ricevuta l'eredit

Roberto avea pur sempre seguitato e vigilato la principessa; ma non avea ardito avvicinarsele, temendo non poter vincere la sua collera. Volea cominciare da Diana: essa gli avrebbe dato la forza, il coraggio per nuove sofferenze: gli avrebbe trasfuso buone ispirazioni. Diana si era riconciliata col Venosa, ma, dopo pochi giorni, il loro accordo era di nuovo cessato.

Il Venosa non riusciva a comprendere la ripulsa di Diana, dopo che ella lo avea fortemente incitato a chieder la mano di lei al marchese. L'atto avrebbe meravigliato ben altri che lui, a dirittura inesperto delle cose della passione, degl'inopinati mutamenti dell'animo femminile. Gli entrava in cuore un rimorso.

La principessa rispose al saluto cerimonioso con un cenno che significava quanto ella fosse angustiata. Povera principessa! esclamò il marchese, entrato nel salotto ove Diana e il Venosa eran rimasti soli appena un secondo. , povera Enrica! ella deve aver ricevuto un bel colpo da questo fatto.... L'ho capito al tono della sua voce, rispose Diana. I servitori entravano coi lumi.

La principessa continuava a far impazzire il Venosa. Egli era stato veduto una mattina passeggiare a piedi con lei le strade più frequentate di Napoli, accompagnarla ne' magazzini: gli era stato visto all'occhiello uno de' fiori ch'essa portava in petto.

Anche senza il belletto, l'impazienza avrebbe colorito di rosso le sue guancie paffutelle. Diana entrò nel salotto della principessa: la trovò sola con un giovane elegantissimo: Adolfo Venosa, di famiglia molto agiata e che avea impreso per amor della scienza lunghi, difficoltosi viaggi in regioni inesplorate, facendo, in fresca et

Voi siete giovane, gli disse il principe con calma terribile, siete valoroso; mi insultavate nel punto in cui sono entrato; mi renderete subito ragione.... Due amici.... interruppe il duca. Ed egli è anche amico di mia moglie! ribattè il principe con fiera ironia. Signore, rispose con voce ferma, e mentre il suo cuore non dava neppur un palpito, il Venosa, io sono agli ordini vostri!

Per la prima volta, il Venosa, guardando le due teste di Enrica e di Diana, l'una presso all'altra, fu colpito dalla grande somiglianza di tratti eh'era in esse. Si direbbero due sorelle! pensava fra : poichè la principessa si manteneva giovane, per la naturale freschezza, per l'arte che certe donne belle hanno di conservar que' tesori che le rendon care.