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Aggiornato: 13 giugno 2025
Povero Gorreso! esclamò il D'Antella. Il principe in quell'istante arrivava nel corridoio e udì pronunziare fra le risa il suo nome. Fortunato, Venosa: egli è ora l'amante felice della principessa Enrica: una bella donna, Venosa, puoi vantartene.... e il marito partir
Essere l'amante di quell'uomo inesperto, per un istante, poco le caleva: ciò che le importava era riacquistare la sicurezza ch'ella non potea perdere della sua influenza sull'animo del Re, influenza da cui traeva una sì gran vanagloria. Ma Diana avea colto anche quelle ultime parole: avea capito a qual prezzo il perfido Venosa la vendeva. Si preparò a stornare i suoi disegni.
Perchè, finito il pezzo, disse la principessa, non ci fu mai un poeta, un musicista, che pensasse a scrivere un lavoro, in cui fosse protagonista una donna, simile di carattere a Don Giovanni?... Ah, sarebbe stato delizioso! e continuava col suo sorriso affascinante. Che ne dite, Venosa? Non credete ci sia fra le donne un tipo come Don Giovanni, cioè una donna, assetata di piaceri, ardente, per cui la vita è nella variet
Diana sentì il rumore di un bacio, che il Venosa avea dato col massimo ardore su la spalla nuda di Enrica.
Il marchese sorrideva di quell'entusiasmo: egli non era uomo che potesse comprenderlo. Diana, in un istante, credeva esser guarita dalle sue gelosie verso la principessa e il Venosa: paragonava grandi dolori, de' quali avea udito parlare, con certi suoi risentimenti; e questi ultimi le parevano inezie.
Ecco appunto dov'è il pericolo! rispose ardita, animosa la fanciulla. E tu non devi essere un pusillanime! Il Venosa era spaventato dall'energia di Diana. Dubitava fosse accaduto qualche cosa di ben più grave che ella non avesse detto, poichè mai gli era apparsa così risoluta, così smaniosa ed inquieta. Che potea aver ella sofferto nella sua casa?
Se la giovinetta consentiva a sposarlo, voleva significare che fra lei e il Re non correva alcuna relazione, se non amichevole. S'ella si opponeva alla domanda, ella, che un tempo amava il Venosa, potea tenerla per sua rivale, per sua nemica; e pensare a sbarazzarsene come avea fatto di altri suoi nemici.
Sulmona d'Ovidio, Venosa d'Orazio, Aquino di Giovenale, e altre molte, ciascuna si gloria del suo, e della loro sufficienzia fanno quistione. L'esemplo di queste non t'era vergogna di seguitare; le quali non è verisimile sanza cagione essere state e vaghe e ténere di cittadini cosí fatti.
Tutti aveano levati gli occhi verso il palco, ov'era l'uomo di cui parlava la principessa. Egli voltava loro le spalle in quel momento; si tirava su il bavero del mantello e si mettea in testa un cappello a larga tesa. Nessuno di loro lo conosceva. Mi piacerebbe di sapere chi è! disse la principessa. Procurerò di seguirlo e d'informarvene! esclamò il Venosa uscendo dal palco precipitosamente.
Il Venosa non aveva se non a presentarsi a lei, anch'egli come un'anima derelitta: la fibra patetica era in lei commovibilissima. Così fece: la signora Teodora lo accolse, vorremmo dire, a braccia aperte. Così quel caro angioletto non vuol più sentir parlare di voi.... Davvero? E lo credete sul serio? Il Venosa non rispose.
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