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Aggiornato: 25 giugno 2025


Siete voi che mi avete ridotta così: non voglio che nessuno mi vegga. Che cosa dici? Non mi capite dunque? gridò scoppiando finalmente in singhiozzi; poi si tirò il lenzuolo sul capo. La mamma rimaneva a guardarla sotto quel cencio poco bianco come se fosse morta; poi mormorò dogliosamente: Tina! L'altra scosse la testa sotto il lenzuolo. La mamma ascoltava distratta.

43 E disse a quella mesta: Io ti conforto che tu vegga di porci entro alle mura, che se 'l giovine ancor non avran morto, più non l'uccideran, stanne sicura. Ruggiero, avendo il cor benigno scorto de la sua donna e la pietosa cura, sentì tutto infiammarsi di desire di non lasciare il giovine morire. 44 Ed alla donna, a cui dagli occhi cade un rio di pianto, dice: Or che s'aspetta?

ESSANDRO. Entratevene, che vostro padre non vi vegga. CLERIA. Fa' di modo che tu mi porti bone novelle. ESSANDRO. Bene. CLERIA. E se pur non mi trovasse in fenestra, che fischi, ché verrò subito. ESSANDRO. Me ne vo. CLERIA. Aspetta, aspetta, ascolta questo. ESSANDRO. Entrate, ché Gerasto vostro padre vien fuora; che non vi vegga. GERASTO vecchio, ESSANDRO.

Ma poichè il più giulivo e il più dolente Fra quanti riti a noi la Chiesa espone, Ha in di grazia spirto onnipossente, Che al cor favella ed a virtù dispone, Star giammai non si vegga ivi il credente Col vil sorriso che a bestemmia è sprone: Ne' templi e fuor de' templi ogni atto pio Puote e debbe nostr'alme alzare a Dio.

PIRINO. Se mi promettete non alterarvi di modo che possiate dar sospetto al guardiano, ve lo mostrerò sano e vivo. MELITEA. Non so se potrò far tanta forza a me stessa. FILACE. Parmi che colui che passa colá, sia Pirino. Entrate, entrate; presto, presto, ché non vi vegga. Ma non è desso, restate. PIRINO. Bisogna farla, ché scoprendovi sareste rovinata voi e il vostro Pirino.

Che doglia, che tormento, alma mia cara, credi che sia l'amar chi te non prezza? O tolga Dio, ch'in così amaro stato i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: non voler contra te l'ira de' Dei mover leggiermente: ama chi t'ama. Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali va cantando di te mattina e sera; e va segnando intorno i sassi e i tronchi del nome tuo per farti eterna e chiara.

LELIA. Dico ch'è il cuore che mi duole. FLAMMINIO. Ed a me, forse, molto piú. Tu hai perduto il colore. Vattene a casa: e fatti scaldare qualche panno al petto e far qualche frega dietro alle spalle; ché non sará altro. Io sarò or ora e, bisognando, farò venire il medico che ti tocchi il polso e vegga che male è il tuo. ' qua, un poco, il braccio. Tu sei gelato. Orsú! Vattene pian piano.

62 Come il veloce can che 'l porco assalta che fuor del gregge errar vegga nei campi, lo va aggirando, e quinci e quindi salta; ma quello attende ch'una volta inciampi: così, se vien la spada o bassa od alta, sta mirando Zerbin come ne scampi; come la vita e l'onor salvi a un tempo, tien sempre l'occhio, e fiere e fugge a tempo.

Ora ti sei di per te stessa chiarita? interroga Francesco Cènci Beatrice con labbra riarse. Hai tu conosciuto l'aita di Dio quale sapore si abbia? L'aita degli uomini ti sembra da farne maggior capitale? Non importa, no, che tu bendi gli occhi a la giustizia affinchè non si commuova; lasciaglieli pure aperti... fa che ci vegga... non per questo essa si commuover

88 Quale è colui che prima oda il tumulto, e de le sacre squille il batter spesso, che vegga il fuoco a nessun altro occulto, ch'a , che più gli tocca, e gli è più presso; tal è il re Carlo, udendo il nuovo insulto, e conoscendol poi con l'occhio istesso: onde lo sforzo di sua miglior gente al grido drizza e al gran rumor che sente.

Parola Del Giorno

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