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Aggiornato: 25 luglio 2025
Chi poi credesse di trovare in questo libro, un dramma giudiziario con simulazione di parto, che levò rumore grandissimo in questi giorni, si pulisca la bocca. Milano, 20 giugno 1880. Nell'ottobre del 1866, moriva in Milano di pneumonite il vedovo conte Guglielmo O'Stiary dopo una fiera malattia di cinque giorni.
Bianca abbandonata e sola anelava flebili singhiozzi, e quasi l'animo le fuggisse cadeva sul seggio abbandonato: indi sporgeva le braccia al guerriero e vuote le ritraeva al vedovo seno, chiedeva dell'amante all'aure, alle squallide pareti, ma ei gi
Il povero cuore del vecchio non aveva potuto resistere agli affanni della solitudine, e nella notte, poche ore dopo che gli fu portata via la sua compagna, s'era posto nel vedovo letto colla sicurezza di non vedere un altro mattino. Il cadaverico volto pareva sorridermi tristamente e dirmi che neppure la morte li aveva voluti divisi.
Appena tornata a casa, la Carmela si rinchiuse nella sua camera, e pianse finchè ebbe lacrime negli occhi. Dovette fare uno sforzo per andare a tavola; ma aveva il viso stravolto, e non mangiò nulla. Se ci fosse stata una mamma, una parente in casa, si sarebbe avveduta che c'era un guaio. Ma la Carmela viveva sola col suo babbo, vedovo, il quale badava più agli affari che a lei.
Quello che non sapeva è che il suo destino veniva messo a partito da parecchi mesi fra cinque o sei candidati scelti e vagliati dalle amiche della mamma, per cui fu successivamente sul punto di diventare la signora De-Martini, con un vedovo, capitano, nobile, uomo d'ordine, discretamente provveduto; oppure la signora Valdranchi, sposando Valdranchi, lo scultore di grido, che non aveva un soldo, ma guadagnava assai, simpatico giovinotto a cui fioccavano le avventure galanti. Si era contemporaneamente preso in considerazione Anselmo Bianchi, negoziante di grani, un po' alla buona, piacente tuttavia e ricco. Tre individualit
Non le faccia parola del sindaco, mi disse, e si accommiatò. I due fanciulli ci avevano seguiti ed entrarono nella camera con me. Il povero vedovo sedeva presso il capezzale dell'infermo, e pareva moribondo. Vedendo i suoi figli, ebbe uno strano gesto; ma si contenne, a un cenno del curato che continuò il discorso interrotto, dopo avermi salutato.
Lo bel pianeto che d'amar conforta faceva tutto rider l'oriente, velando i Pesci ch'erano in sua scorta. I' mi volsi a man destra, e puosi mente a l'altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'a la prima gente. Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle: oh settentrional vedovo sito, poi che privato se' di mirar quelle!
Con vostra licenza, messere, berrò io le vostre bellezze. Alla salute degli sposi. E mastro Bernardo, contento di metter le labbra al bicchiere del suo ospite, tracannò il rimanente d'un fiato. Messer Pietro sorrise, salutò e spinse il cavallo fuori del portone. Il Picchiasodo spronò a sua volta, e lo seguì sulla strada. Costui vi vuol vedovo, messer Pietro; gli disse frattanto a mezza voce.
Entrano in una osteria vuotano una bottiglia.... poi un'altra.... poi un'altra. E, il vedovo, riparlando della cara consorte, si scioglie in pianti e singhiozzi. Ma via! datti pace! dice l'amico alla fine.... Tu la conoscevi, non è vero?... Tu sai quanto era bella.... Diamine! ero sempre in tua casa....
Maud, spaventata, andò a rifugiarsi in un attiguo gabinetto, e pregò. Due ore dopo, il signor di Lavandall rinvenne in sè. Si guardò attorno: era solo in mezzo alla tenebre, e... vedovo! Vedovo! sclamò egli infatti, cercando dello sguardo e del desiderio la moglie. E ricadde nel parossismo. Al castello di Lavandall.
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