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Aggiornato: 8 giugno 2025


Giachetto Malespini, cap. 222. Le parole di Saba Malaspina intorno il messaggio a' Francesi usciti dalla citt

I suoi conoscenti oramai ci han fatto l'abitudine e appena lo incontrano, fingono il più sincero compianto, e gli domandano: Quanti ne sono usciti?

Usciti da qui ci fecero girare la cinta, finchè confinante con questa, dal lato di levante, trovammo uno steccato nel quale entrammo; era il recinto a noi destinato; grande onore e prova di fiducia, perchè proprio confinante coi reali palagi.

Fu universale il grido di gioia da parte dei cittadini quando, usciti i nemici, si videro padroni di Porta Galliera. Ma la gioia della vittoria non fece dimenticare i pericoli ai quali la citt

Dal canto loro il Sappia e l'O'Stiary usciti dallo studio della ditta Marliani e C. si rallegrarono fra loro d'aver trovato l'amico divenuto uomo serio tanto ben disposto per loro. Erano pieni di speranze, e il cento per cento di interesse, che Marliani aveva lasciato loro intravedere, non dava ad essi il menomo disturbo. Animi felici! A un dipresso, nella bont

Ebbe tempesta in Napoli la dominazione angioina a quella sconfitta. Levato il popolazzo a romore, gridava per le strade «Muoia re Carlo e viva Ruggier Loriasfrenavasi per due a saccheggiar case francesi; e pochi cadutigli in mano ammazzò; la più parte usciti dalla citt

Questi stava appunto per chiamar l'oste ed ordinargli attaccasse i cavalli, quando udito lo scalpitar di questi nel cortile, si fece alla finestra e vistili usciti dalla scuderia coi fornimenti si persuase che si allestisse la carrozza di lui alla partenza.

Il Palavicino, non trovando d'opporsi: Mi pare diciate bene, rispose. E si alzò per uscire, mentre la duchessa, con voce tremante lo salutò.... Com'eran vari e strani gli affetti di quelle tre persone!! Quando il Morone e il Palavicino furono usciti: Io t'accompagnerò sino a casa tua, gli disse il primo; poi andrò subito dalla Ginevra, e tutto sar

Appena usciti dal Pampus, si volge a sinistra e si passa a breve distanza dall'isola di Marken.

Usciti di qui, è bene scappare, se si può, a prender le doccie nella più vicina casa di bagni, e poi si ritorna per vedere «la sezione franceseFatto il conto, è una passeggiata di ottomila passi. Son circa duecento sale, varie di colore e di gradazione di luce, ma quasi tutte rischiarate da una luce soave, in cui l'occhio si riposa. Ora par d'essere in una reggia, ora in un museo, ora in una chiesa, ora in un'Accademia. La Francia si prese, in spazio, la parte del leone; ma seppe mostrarsene degna. Una delle mostre più belle è quella dei cristallami, in una vastissima sala bianca e azzurrina, che attira gli sguardi da tutte le parti. È una foresta di cristallo inondata di luce, un palazzo di ghiaccio traforato e niellato, tutto trasparenza e leggerezza, nel quale brillano i colori di tutti i fiori e di tutte le conchiglie, e lampeggia l'oro e l'argento, fra un barbaglio diffuso di scintille diamantine e un'incrociamento d'iridi infinite, che fa socchiudere gli occhi. Lascio ad altri la descrizione dei grandi lampadarii dalle miriadi di prismi, dei candelabri e dei vasi cesellati, delle bottiglie e delle tazze elegantissime color di cielo, di sangue e di neve, delle imitazioni di Murano del Baccarat o dei famosi vetri, smaltati del Broccard. Io mi ristringo ad esprimere una matta ammirazione per la leggerezza miracolosa dei servizi da tavola di Clichy, fabbricati proprio per un banchetto di regine di diciott'anni, bionde e sottili come creature d'un sogno. Ah! detesto il grosso banchiere che metter

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