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Per prima cosa entrai nell'immenso palazzo coperto delle «sezioni straniere» e mi trovai in mezzo al magnifico disordine dell'Esposizione d'Inghilterra. Qui la prima idea che passa per il capo è di voltar le spalle e di tornarsene a casa. Il primo giorno si passa fra tutte quelle meraviglie inglesi con una indifferenza di cretini. Si gira per un pezzo in mezzo ai cristallami purissimi, alle ceramiche, alle orerie, ai mobili, a oggetti d'arte improntati delle ispirazioni di tutti i tempi o di tutti i popoli; frutti dell'ingegno e della pazienza, che riuniscono la bellezza e l'utile, e accusano il lusso severo d'un'aristocrazia straricca e fedele alle sue tradizioni, e l'osservazione variatissima di un popolo sparso per tutta la terra; e qui si sente l'aria delle grandi officine di Manchester, l

Usciti di qui, è bene scappare, se si può, a prender le doccie nella più vicina casa di bagni, e poi si ritorna per vedere «la sezione franceseFatto il conto, è una passeggiata di ottomila passi. Son circa duecento sale, varie di colore e di gradazione di luce, ma quasi tutte rischiarate da una luce soave, in cui l'occhio si riposa. Ora par d'essere in una reggia, ora in un museo, ora in una chiesa, ora in un'Accademia. La Francia si prese, in spazio, la parte del leone; ma seppe mostrarsene degna. Una delle mostre più belle è quella dei cristallami, in una vastissima sala bianca e azzurrina, che attira gli sguardi da tutte le parti. È una foresta di cristallo inondata di luce, un palazzo di ghiaccio traforato e niellato, tutto trasparenza e leggerezza, nel quale brillano i colori di tutti i fiori e di tutte le conchiglie, e lampeggia l'oro e l'argento, fra un barbaglio diffuso di scintille diamantine e un'incrociamento d'iridi infinite, che fa socchiudere gli occhi. Lascio ad altri la descrizione dei grandi lampadarii dalle miriadi di prismi, dei candelabri e dei vasi cesellati, delle bottiglie e delle tazze elegantissime color di cielo, di sangue e di neve, delle imitazioni di Murano del Baccarat o dei famosi vetri, smaltati del Broccard. Io mi ristringo ad esprimere una matta ammirazione per la leggerezza miracolosa dei servizi da tavola di Clichy, fabbricati proprio per un banchetto di regine di diciott'anni, bionde e sottili come creature d'un sogno. Ah! detesto il grosso banchiere che metter