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Aggiornato: 19 giugno 2025
Correvano gli ultimi giorni del 1268 quando, perduta la battaglia di Tagliacozzo, giungevano su questo lido, fuggiaschi e pieni di terrore, il giovane Corradino, il principe Federigo d'Austria, il conte Galvano Lancia con i suoi figli, insieme coi due conti della Gherardesca, parenti dell'infelice Ugolino che i versi di Dante hanno immortalato. Venivano da Roma dove, come narra il cronista Saba Malaspina, avevan cercato rifugio dopo la sconfitta, e dove era rimasto Guido da Montefeltro, quale vicario del senatore Arrigo di Castiglia. Corradino era giunto col
In antico un tempio delle Ninfe era costruito, a quanto si dice, presso il lago e da quello il paese avrebbe preso il nome. Si racconta che sulle fondamenta di questo tempio fu poi innalzata la chiesa di S. Michele. Nel 1216 Ugolino Conti edificò nello stesso sito la chiesa di S. Maria del Mirteto. La storia di Ninfa è peraltro abbastanza oscura. Nel sec. XII apparteneva ai Frangipani.
Tu dei saper ch’i’ fui conte Ugolino, e questi è l’arcivescovo Ruggieri: or ti dirò perché i son tal vicino. Che per l’effetto de’ suo’ mai pensieri, fidandomi di lui, io fossi preso e poscia morto, dir non è mestieri; però quel che non puoi avere inteso, cioè come la morte mia fu cruda, udirai, e saprai s’e’ m’ha offeso.
Il tiranno aveva assunto l'aspetto dignitoso dell'uomo importante; la moglie, rassicurata sulla vita del marito, temeva di avere oltrepassato i limiti dell'entusiasmo, e procurava di riprendere il terreno perduto sbirciando i più teneri sguardi verso Ugolino Gonzaga, che trovandoli irresistibili, deponeva il sussiego della illegittima gelosia, per corrispondere degnamente al nuovo invito.
Dalla parte destra era una donna... donna? Sì, donna: i suoi capelli bianchi e neri le stavano arricciati, irti sul capo, come se tutta notte avessero litigato fra loro. Io non ho tempo, e manco voglia, di dipingere tutti i personaggi di questo racconto: molto più che se tu volessi, mio diletto lettore, formati idea precisa di questa creatura, non avresti a far altro che rammentarti il bassorilievo della morte del Conte Ugolino, attribuito a Michelangiolo. Al sommo del quadro apparisce la figura della Fame; torna a guardarla, e fa' il tuo conto che la mia donna ne avesse somministrato il modello allo scultore. Mentre l'uomo si vestiva in fretta così favellava: Carmina, cuore mio, questo negozio io spero che mi rimetter
Tutti intenti al tarocco!... apri.... siamo sicuri!... Isabella chiudeva il verone, scendeva precipitosa, e nel buio della notte si vedeva il lumicino che percorreva le scale. L'uscio veniva aperto, e Ugolino entrava di soppiatto nel covo del tiranno. Io ritornava tranquillamente in farmacia, Lucchino si dibatteva invano.... la partita era perduta!...
E' sorta l'alba del primo Novembre colla sua nebbia e pioviggina. L'aria frizzante, rende molesto il cammino sulla spiaggia del mare, ed in complesso, avremo una giornata oscura, tetra e fredda. Spunta lontano una triste comitiva, constante di tre suore, di un medico, di due guardacoste, e quattro infermieri dello Spedale, i quali precedono Maddalena ed Elisa scarmigliate e quasi inebetite, con neri veli sul capo. Esse non piangono più, sono impietrite, siccome dice Dante:«I' non piangeva, sì dentro impietrai» parole del misero Ugolino al 33. Canto dell'Inferno. Giunta la funerea comitiva presso la spiaggia del mare, gi
Che se ’l conte Ugolino aveva voce d’aver tradita te de le castella, non dovei tu i figliuoi porre a tal croce. Innocenti facea l’et
Il disìo d'ora in ora a voi mi porta: quindi rispetto onesto mi ritiene: e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. In sì dubbioso stato mi conforta, che ben v'è noto quel che si conviene, e questo fa minore il mio cordoglio. XXIII. Ad Ugolino Martelli
Però uomini e passioni erano ridotti a dose omeopatica. L'amante Ugolino Gonzaga, invece di correre le giostre colla lancia in resta, imbrandiva tranquillamente la spatola e faceva pillole; ma il suo amore colpevole aveva le stesse tendenze, le medesime astuzie, gli eguali ardori. Il Duca di Milano faceva il medico condotto, ma cavava sangue e denaro dai suoi soggetti, e condannava a morte gl'innocenti, come nel medio evo. La natura tollerante dell'arcivescovo Giovanni trovava il suo riscontro nella rassegnazione di Don Vincenzo Liserio, che cedeva ai fabbricieri il diritto d'amministrare la parrocchia, limitando la sua autorit
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