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Aggiornato: 23 maggio 2025
Ma Alvise Polverari al tocco di quella mano leale, che s'abbandonava alla sua senza sospetti, come in una attestazione fiduciosa di amicizia, provò un cordoglio profondo, di cui sentiva che non avrebbe potuto liberarsi mai più.
Ad uno di essi toccò fra le altre cose un astuccio di una forma bizzarra in cuoio lavorato, evidente provenienza di qualche bazar di Oriente. L'astuccio era largo poco più di un palmo, chiuso con un cordoncino di seta stinta ed emanava un profumo misto di essenza di rosa e di tabacco fino.
Si alzò, a un tratto, come di scatto: ma sembrava pensoso, assorto, fuori di sè. Toccò con ambedue le mani la principessa, affinchè ella mutasse di un poco il suo atteggiarsi. Essa sentì che le mani di lui erano fredde come il ghiaccio. Egli era atterrito da quella superba, smagliante, potentissima bellezza; si sentiva in estasi, come se si fosse trovato di repente fra gli astanti d'un improvviso prodigio naturale. Volle veder il dorso nella robustezza, nella risentita fierezza delle linee; a spiegarci, in una certa solida ampiezza, nella gagliardezza e soavit
Centinaia di volte sono passato accanto alla fortuna, ed essa mi toccò, mi avvolse con la sua treccia odorosa e lieve, come quella che voi ora pettinate con un bel pettine di tartaruga... L’occasione mi trattenne il braccio, nè volle che io la ghermissi. È la nemica degli uomini, questa megera che si chiama Occasione!
È l'alba del sesto giorno, poche ore ancora!... Silenzio. Venne l'ora sospirata, venne il dottore, e dietro a lui, frettoloso per timore d'essere in ritardo, Agenore. Fu data un po' di luce alla camera, poi il dottore fece a voce alta alcune interrogazioni all'infermo, gli toccò il polso. Tutto andava benissimo.
«Andai verso il tocco (proseguiva lo scrivente) dalla nota persona, cioè quando mi fui accertato che era sola in casa, e domandai di parlarle, perchè avevo da consegnarle un libro. La cameriera mi disse che la signora non riceveva. Io allora diedi il libro, accennando che venivo da accompagnare V. S. e che desideravo anche di portarle i suoi saluti, insieme con una sua lettera, per una certa commissione, che non sapevo qual fosse, ma che credevo importantissima, per il modo con cui mi era stata raccomandata da lei la massima sollecitudine. Con questo mezzo, dopo due andate e ritorni della cameriera, potei essere ammesso alla presenza della signora; anzi fu lei stessa che si degnò di venire in anticamera. Consegnai la lettera, ed ella, dopo aver data una scorsa allo scritto, mi disse: Grazie; sta bene. Domandai se avesse niente da comandarmi, e mi rispose di no. Mi arrischiai a dirle (scusi se in questo ho arbitrato da me) che avrei trovato il modo di far giungere a V. S. lettere, carte ed altro che mi fosse consegnato; ma ella non mostrò di gradire l'offerta. Avrò fatto male, e gliene chiedo scusa, signor padrone; ma la mia intenzione era di far bene per il suo servizio. Ora, se debbo dirle tutto quello che penso, mi pare che la sua condanna al confine abbia raffreddato molte persone, di quelle che V. S. credeva più amiche, o con le quali andava più spesso. Il conte Nerazzi, per esempio, il marchese Landi, quando ho dato loro un cenno del suo viaggio, mi hanno risposto con un semplice monosillabo. Sar
Benché cogli occhi bendati m'accorsi che un nuovo lume era stato acceso: dal tocco e dai passi che io udiva accanto a me conobbi ch'ero guidato da esseri viventi, non da spiriti, ma le mie scoperte rimasero lì, ed in tal guisa procedetti per vari minuti.
Seguitando il giuoco, talora le dame si davano a pungere i cavalieri con motti curiosi e di spirito. Allorchè a sua volta toccò la scelta a Selvaggia. Essa allora volgendosi al Sinibuldi, e fattosi un poco vermiglia, così prese a dire:
E mantenne la parola, o fu il caso che gliela fece mantenere, perchè un anno più tardi, trovatosi a un altro di que' frangenti, ne toccò lui una coi fiocchi, che gli rovinò a dirittura una mano. Gi
Rimasti soli, Antonio mi toccò il gomito e mi ripetè queste sole parole: «Quindici giorni...», «Un mese!» L'avevo sulle labbra, ma non lo dissi, incominciando a credere che avesse ragione.
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