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SQUADRA.... E accioché la cosa vada meglio ordinata, arei a caro che consertaste un poco gli atti e le parole, accioché incontrandovi con esse la cosa riesca piú verisimile e naturale. TRASILOGO. Cominciate su. Cominciate di grazia. TEODOSIO. Dunque sei pur viva, o Sennia mia consorte cara! SQUADRA. Buon principio! riesce bene, piú meglio ch'io non pensava.

Balia ANASIRA commare MASTICA parasito OLIMPIA giovane TRASILOGO capitano SQUADRA suo servo LAMPRIDIO innamorato PROTODIDASCALO suo pedante GIULIO studente SENNIA vecchia madre di Olimpia TEODOSIO vecchio marito di Sennia EUGENIO suo figlio FILASTORGO vecchio padre di Lampridio LALIO paggio Capitano di birri. La scena dove si rappresenta la favola è Napoli. BALIA, ANASIRA comare.

Temistio era uno dei più insigni personaggi dell’epoca. Scrittore e retore famoso, egli teneva scuola a Costantinopoli, ebbe il favore di tutti gli imperatori da Costanzo a Teodosio, e sostenne anche l’alto ufficio di prefetto di Costantinopoli. Senz’essere ascritto al cenacolo neoplatonico, egli era un ellenista fervente. Ma, spirito alto e generoso, raccomandava sopratutto la libert

TEODOSIO. Che piacere possiamo noi farvi, poveri e forestieri? SQUADRA. Lo potrete fare agevolmente. TEODOSIO. Eccomi all'obedire.

Quindi spaventato Graziano, imperatore occidentale che avea giá un socio ma fanciullo, s'associò Teodosio capitano di nome, dandogli le prefetture minacciate d'Oriente e d'Illirio .

LAMPRIDIO. È soverchio ricordarmelo, padre. FILASTORGO. Teodosio, io ve lo do per genero e per servo. TEODOSIO. Lo ricevo per genero e per figliuolo. LAMPRIDIO. Andiamcene a casa e diamo questa allegrezza a Sennia e non la facciamo piú penare. TEODOSIO. Giá la vedo comparire dinanzi la porta.

Ma rispondetemi: quanto avete allogato questi ferri e questi cenci che avete adosso? e quanto v'ha promesso il capitano ché lo vogliate servire a questo effetto? EUGENIO. Che promesse, che servire, che capitano? LAMPRIDIO. Ché foste venuti con dir che siate Teodosio ed Eugenio, accioché Olimpia mia sorella gli fusse data per moglie?

SENNIA. Ditemi, quando vi sète riscattati? TEODOSIO. Avendomo inviato molte lettere per lo riscatto, ha voluto la nostra disgrazia che di niuna ne abbiamo ricevuto risposta; cosí abbiam rotta la prigionia e siamo scampati. LAMPRIDIO. Voi dovete esser usi a star in prigione; non deve esser questa la prima volta che l'avete rotta. SENNIA. Come sète venuti a Napoli?

EUGENIO. Padre, lasciate tanti dolori, ché questi non vi restituiranno la moglie e la figliuola; e forse Iddio, che mai suole dismenticarsi de' miseri, ne dará qualche rimedio. TEODOSIO. Il rimedio sarebbe una morte che ambiduo ne togliesse di vita; ella è il medico e la medicina di tutti i mali. S'ará goduto Olimpia, che rimedio può farsi che quel che è fatto non sia fatto?

TEODOSIO. Consorte carissima, poiché sei giá fatta chiara ch'io sia Teodosio tuo marito che un tempo amasti con tanta fede e amore, se per l'altrui inganni mi scacciasti da te, dammi ora licenza che ti possa ricevere in queste braccia. SENNIA. O Dio santo e benedetto, chi è piú contenta di me in questa vita?