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Aggiornato: 13 giugno 2025
EUGENIO. O sorella Olimpia, quanta bellezza m'ha raccontato il padre, ch'era in te! TEODOSIO. O moglie, o figlia, che v'ho stimate morte, poiché di tante lettere che v'ho inviate per saperne qualche novella, non mai ne abbiamo ricevuta risposta. SQUADRA. Non piú, che dite benissimo.
Del resto, ucciso Graziano da Massimo un nuovo augusto, Teodosio venne in aiuto a Valentiniano II, prese ed uccise Massimo; e quando Valentiniano fu ucciso dal suo maestro de' militi che innalzò Eugenio, egli, Teodosio, combatté e prese pur questo; e cosí riuní per l'ultima volta, ma per poco, i due imperii. Morí l'anno appresso, 395.
BALIA.... Giá devi sapere che Sennia, la mia padrona, venti anni sono si maritò con Teodosio e di lui n'ebbe duo figli, Eugenio il maschio, Olimpia la femina.
TEODOSIO. Figlio, il vederci liberi di man di quei cani e il desiderio di riveder la patria ci soveniva di cibo e di riposo, e sopra tutto il voto fatto di portar sempre questi ferri al collo. E se trovassimo Sennia la tua madre e Olimpia sorella vive, che gioia sarebbe la nostra! O Dio, fa' per pietade che se ebbi trista fortuna in goderle, l'abbia almen buona in ritrovarle vive!
Narrami la ragione. PROTODIDASCALO. Dicovi che tunc temporis è venuto il vero Teodosio, marito di quella matrona, con Eugenio suo figliuolo; sono stati expulsi di casa, ed essi pensiculando l'inganno machinato son iti a Sua Eccellenzia e fatto obtrudere in carcere il tuo figliuolo.
LAMPRIDIO. Eccovi, madre, il bello sposo. TEODOSIO. O Sennia moglie cara, giá giá vi riconosco alle fattezze se di te non mente il vivo ritratto che n'ho sempre portato nel core; giá ti conosco alla sola vista. SENNIA. Questo altro giovane chi è? TEODOSIO. Eugenio vostro e mio figliuolo, che insieme con me fu rapito da' turchi.
Onde la sua astuzia, l'ardir della gioventú, la credulitá di Sennia, la malignitá di servi l'aranno servito per ruffiani. EUGENIO. In questa cittá, dov'è tanta giustizia, si trovano le genti cosí cattive? TEODOSIO. Le genti cattive si trovano in ogni luogo.
TEODOSIO. Io veramente son Teodosio padre di Olimpia, e questo è il vero Eugenio mio vero figliuolo! EUGENIO. E siamo stati venti anni in man di turchi e abbiamo rotta la prigione e siamo venuti a Napoli per saper se fussero ancor vive. SQUADRA. Oh oh, come risponde quest'altro a tuono, alle consonanze! TEODOSIO. O Sennia molto amata, o Sennia poco goduta e molto sospirata!
SQUADRA. Vo' che tu, vecchio, fingi chiamarti Teodosio, e tu, giovane, Eugenio e che sii suo figlio; e vo' che diciate che siate or ora scampati di man di turchi, e che abbiate rotto la prigionia e siate venuti a Napoli per veder se fusse viva una tua moglie chiamata Sennia e una figliuola Olimpia.... TEODOSIO. A ponto questo?
Amore è cosí insignorito di me e con sí forti catene mi tiene avinto che non mi lascia partire. PROTODIDASCALO. Io dunque, imponendo coronide al mio dire, ti lascio senza medico e senza medicina. Vale. LAMPRIDIO. Io me ne andrò a casa, ché se ben sto col corpo fuore, l'animo è dentro. Oimè, chi sono costoro che vengono? TEODOSIO, CAPITANO di birri, LAMPRIDIO.
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