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Aggiornato: 15 maggio 2025


Senti, Gina, le rondini abbandonano il nido dove furono una volta minacciate; noi faremo come le rondini; andremo altrove a fabbricarci un nido nuovo; in questo non si potrebbe più vivere in pace. Quello che tu farai, buon Beppe, sar

98 Mentre Rinaldo in tal fretta venìa, che ben parea da l'angelo condotto, e con silenzio tal, che non s'udia nel campo saracin farsene motto; il re Agramante avea la fanteria messo ne' borghi di Parigi, e sotto le minacciate mura in su la fossa, per far quel l'estremo di sua possa.

A questa lungagnata seguivano le pene ai trasgressori: e le pene erano minacciate con tanta severit

I conventi (e chi nol sa?) erano asili inviolabili, come le croci, come i sagrati, come le chiese, come i palazzi del Comune: rimedi infelici ad infelici legislazioni, ma che facevano meno sciagurato nell'applicazione il desolante eccesso delle pene minacciate, il precipizio onde i magistrati le applicavano, e la furia vendicativa dei prepotenti. In Brera dunque, ancorchè potesse essere stato veduto entrare, Franciscolo doveva tenersi sicuro; onde Alpinolo, allorquando lo vide scavalcare col

Viva la repubblica! 3 giugno 1849. I vostri mariti, i vostri figli, i vostri fratelli combattono il nemico della patria alle mura: voi avete diritto all'amore e alla protezione del paese. Il nemico, che si ritrasse l'altro jeri atterrito davanti agli uomini vostri, ha minacciato oggi colle bombe le vostre case. Voi siete donne romane, non potete impaurirvi ad una minaccia impotente, perchè le nostre truppe terranno il nemico lontano; combatteranno, occorrendo, coi vostri cari alle barricate; ma Roma deve protezione alle vecchie madri, ai fanciulli dei suoi difensori. Il Triumvirato decreta in conseguenza: Che le famiglie popolane, le cui case fossero minacciate dalle bombe o dal cannone, durante l'assedio a cominciar da domani, e occorrendo anche prima, avranno alloggio per cura del governo in case, palazzi o conventi fuori d'ogni pericolo: Che i rappresentanti del popolo in ogni rione riceveranno le domande, ne verificheranno la giustizia, e rilasceranno una carta d'ammissione ai locali, la lista dei quali verr

Questa dislocazione delle truppe venete si mantenne presso a poco immutata fino alla caduta della Repubblica. Subì soltanto qualche alterazione nel 1796 quando, a cominciare dai primi di giugno, dalle province d'Oltremare furono chiamate alla Dominante truppe per la difesa delle lagune minacciate dagli eserciti di Francia. Allora, per la seconda volta dopo la guerra di Cambrai, si videro raccolte milizie in buon numero dentro l'abitato cittadino di Venezia, violando la tradizionale consuetudine che ne le escludeva in via normale in omaggio alle libert

Non è nostro intendimento raccontare quel che operasse allora il Salvani. Uomini come lui non potevano stare inoperosi, o mancare, dovunque fosse da menar le mani; e quando le fortune d'Italia si trovarono ridotte allo stremo sulle sacre mura di Roma, minacciate dai fratelli di Francia, il Salvani era maggiore, e contava le sue quattro ferite.

Quel monachino roseo ci aveva anche del paggio; e al padre Anacleto sembrava che egli facesse in convento il medesimo contrapposto felice che un bel paggio elegante ed amoroso doveva fare in una di quelle corti medievali, sempre minacciose e sempre minacciate, che stringono il cuore al solo pensarci.

Dai primi esciva una voce che ci diceva: «La nostra prima questione è l'indipendenza, la prima nostra contesa è coll'Austria, potenza gigantesca per elementi proprî e leghe coi governi d'Europa; or voi non avete eserciti o li avete, se minacciate i vostri principi, nemici a voi. Il popolo nostro è corrotto, ignorante, disavvezzo dall'armi, indifferente, svogliato; e con un popolo siffatto non si fa guerra di nazione repubblica fondata sulla virtù. Bisogna prima educarlo a forti fatti e a morale di cittadini. Il progresso è lento e va a gradi. Prima l'indipendenza, poi la libert

Il 22, la vittoria coronava l'eroica lotta. Espugnata porta Tosa da Luciano Manara, caduto più tardi martire della causa repubblicana in Roma, occupata dagli insorti porta Ticinese, liberata dagli accorrenti della campagna porta Comasina, separate e minacciate di distruzione immediata le soldatesche nemiche, Radetzky, la sera, non si ritraeva, fuggiva.

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